Il ritardo dell’Italia è dovuto alla sua incapacità di sfruttare appieno la digitalizzazione e l’informatizzazione dei processi, a causa “di pratiche manageriali clientelari, poco meritocratiche e trasparenti”. Ad affermarlo è l’economista Luigi Zingales, che questa sera presenterà all’università di Brescia la sua ricerca “Diagnosing the italian disease”.
Il Governo “è coraggioso nel cercare cambiamenti forti – continua – ma manca di visione del futuro e obiettivi di lungo termine”.
Riferendosi al periodo dal 1997 al 2004, secondo Zingales “la produttività per ore lavorate in Italia, a differenza di altri Paesi come il Giappone, sale di zero. Perché? Le spiegazioni più standard, l’euro, l’arrivo dei cinesi, la globalizzazione, la mancata flessibilità del lavoro non bastano. Quello che sembra avere un ruolo importante è il non aver saputo sfruttare la rivoluzione informatica: l’Italia – spiega – investe meno in questo settore, e l’effetto di questo investimento è stato molto basso”.
Perché le innovazioni possano avere effetto, così sarebbe necessaria “una trasformazione manageriale e organizzativa”, che l’Italia finora “non è stata capace di fare”. Un esempio utile può venire dai carri armati: “Nel ’40 la Germania vinse sulla Francia pur avendo meno carri armati perché aveva cambiato il modo di utilizzarli, mentre la Francia era rimasta al metodo della Prima Guerra mondiale“. “Le pratiche clientelari e tradizionali dell’Italia – continua Zingales – mal si sposano con l’aumento di efficienza e con il processo di informatizzazione”.
Un passo nella giusta direzione è stato fatto con la riforma della pubblica amministrazione diventata legge, ma, secondo Zingales, “non basta cambiare i pc perché la produttività aumenti. Servono aggiornamenti è una reingegnerizzazioni dei processi. Fare in maniera digitale quello che si faceva prima con la carta non cambia i processi”.
Ciò che appunto manca all’esecutivo guidato da Matteo Renzi, infine, “è una visione del dove ci sta portando il primo ministro, dal punto di vista economico e delle riforme. Si può anche giustificare, ad esempio, il Tfr in busta paga – conclude Zingales – ma bisogna dire perché lo si fa”.