Per Dell è tempo di tracciare bilanci e delineare strategie: un anno dopo aver speso 24,9 miliardi di dollari per il buyout dei suoi azionisti che ha fatto tornare la sua azienda “privata”, togliendola dai listini di Borsa, il Ceo Michael S. Dell ha presentato a un evento organizzato in Texas, ad Austin, i risultati e i progetti per il colosso dell’infomatica che ha fondato quando aveva solo 18 anni. Michael Dell ha cercato di persuadere la sua audience che Dell non è solo un’azienda di computer e server, ma ha molti altri prodotti, da quelli per le reti cloud ai sensori ai nuovi personal device ultra-maneggevoli, come i tablet.
Si tratta di una trasformazione, ha spiegato M. Dell, iniziata in realtà sei anni fa, spendendo 18 miliardi di dollari in 40 acquisizioni, che spesso hanno confuso il mercato e fatto infuriare investitori come il battagliero Carl Icahn. Ma la vera svolta è arrivata col delisting, che Michael Dell è tornato a spiegare: il calo dei prezzi dei computer e la difficoltà nell’entrare su nuovi mercati come il mobile e il cloud hanno richiesto alla sua azienda di concentrarsi su obiettivi di lungo termine, senza preoccuparsi dell’immediato ritorno per gli investitori.
“Penso che Michael si diverta ancora come all’inizio, forse di più”, commenta Aaron Levie, co-fondatore e chief executive di Box, azienda dell’online data storage and collaboration. “Ha il pieno controllo dell’azienda e molti asset di cui non tutti sanno capire il valore”.
Diversamente da altri colossi dell’informatica che hanno dismesso attività considerate non più fondamentali, come ha fatto Ibm, o si sono separate in più parti, come Hewlett-Packard, Dell ha una strategia a tutto tondo che mira a tenere insieme i vari business: software, attrezzature per lo storage dei dati, computer networking, servizi. Dell lavora allo sviluppo di prodotti molto innovativi e avanzati, tra cui un software di autenticazione che misura persino le espressioni del viso e i toni della voce, o un device che può trasformare la Tv digitale di una stanza d’hotel in un computer aziendale perfettamente sicuro. Dell ha anche il tablet più sottile e leggero del mondo, oltre a un’ampia gamma di nuovi personal computer. Il tutto viene offerto a prezzi molto concorrenziali.
Riuscirà così la nuova Dell a ripartire? Toni Sacconaghi, analista finanziario di Sanford C. Bernstein, ritiene che la strategia di Dell terrà finché i Pc avranno un mercato. Secondo l’analista, infatti, nonostante i tanti rami di attività, sono ancora i Pc che finanziano l’azienda di Michael Dell e la sua trasformazione.
E per ora, i Pc continuano a “tirare”: in base ai dati di Idc, nel terzo trimestre del 2014 Dell ha distribuito 10,4 milioni di computer nel mondo, un incremento del 9,7% rispetto a un anno prima; nel redditizio mercato Usa, i volumi distribuiti da Dell sono cresciuti addirittura del 19,7%, regalandole un market share del 24%. Ma quanto durerà la forza del business dei Pc? Secondo gli analisti, nel lungo termine, l’azienda americana dovrà diventare meno dipendente dalla sua attività più tradizionale. Ci vorranno anche più alleanze strategiche, simili a quelle esistenti con Red Hat per la costruzione di sistemi di cloud computing, con Microsoft per vendere il software cloud di Microsoft Azure sulle macchine Dell, o con Oracle per le applicazioni per database. Ma il delisting ha portato un innegabile vantaggio: come azienda non quotata, Dell può muoversi più agilmente e velocemente e procedere alle acquisizioni che ritiene strategiche con maggiore libertà, come ha fatto lo scorso marzo, quando ha comprato Statsoft, produttore di software per previsioni e analisi.