PUNTO DI VISTA

Telemedicina, Cosentino: “Serve certificare le best practice”

Il vicepresidente di Cdti: “Bisogna mettere a sistema i progetti avviati. Definizione di modelli applicativi e individuazione degli interventi chiave le priorità”

Pubblicato il 05 Nov 2014

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Le recenti linee di indirizzo nazionali per la telemedicina definiscono la telemedicina una “Modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Ict, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente non si trovano nella stessa località. La Telemedicina comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti”.

Nel libro bianco “Telemedicina: dal dire al fare” recentemente rilasciato dal Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione (Cdti) di Roma si è fatto riferimento ad alcuni esempi di modelli funzionali di reti di telemedicina, sviluppati sulla base delle reali esigenze sanitarie, studiati in progetti italiani ed europei, di cui alcuni effettivamente operativi. I modelli si potranno differenziare o specializzare in base all’utilizzo che si vorrà fare, difatti ci saranno sistemi disegnati per gestire da remoto pazienti affetti da una o più patologie croniche, cosi migliorando la loro qualità di vita, e limitando l’accesso alla struttura sanitaria al caso di vera necessità come per i pazienti acuti e post acuti; altri modelli potranno invece intervenire per ridurre il tempo di ricovero ospedaliero garantendo però una adeguata copertura sanitaria anche nel domicilio del paziente, come nel caso della deospedalizzazione, o ancora della lunga degenza o l’assistenza domiciliare integrata. Infine, bisogna tenere presente che in un moderno sistema sanitario i modelli di telemedicina possono essere di grande ausilio e facilmente utilizzati in una ottica di medicina preventiva, e benessere del cittadino, finalizzata ad impedire o ridurre il rischio che si verifichino eventi non desiderati ovvero ad abbatterne o attutirne gli effetti in termini di morbosità, disabilità e mortalità.

A livello europeo l’Italia partecipa a varie iniziative progettuali finalizzate a perseguire lo sviluppo della Telemedicina:

· Il progetto Carewell – Multilevel Integration for Patients with complex needs è un progetto europeo, della durata di 36 mesi, avviato nel mese di luglio 2013. Tale progetto vede la partecipazione di tredici partner provenienti da otto paesi europei: Spagna, Galles, Croazia, Polonia, Danimarca, Germania, Belgio, Croazia e Italia (attraverso l’Ulss 2 di Feltre). Il progetto ha l’obiettivo di potenziare e migliorare i servizi sul territorio a favore di pazienti anziani affetti da malattie cronico-progressive, mediante l’utilizzo della Telemedicina.

· Il progetto REgioNs of Europe WorkINg toGether for HEALTH (Renewing Health) è un progetto europeo cui ha partecipato l’Italia insieme ad altri 8 Paesi Europei (Danimarca, Norvegia, Svezia, Grecia, Germania, Austria, Spagna, Finlandia). Il progetto è stato avviato nel 2010 e si è concluso nel 2013. Il progetto ha visto il coinvolgimento di circa 7000 pazienti con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti cronici affetti da patologie cardiovascolari, broncopneumopatia cronica ostruttiva e diabete, attraverso l’uso della Telemedicina. Per l’Italia ha partecipato la Regione Veneto come regione capofila.

· Il progetto Support Patients through E-services Solutions (SPES) è un progetto pilota di Telemedicina iniziato nel 2010, rivolto a pazienti con patologie respiratorie, demenze, handicap fisici, servizi per anziani della durata di 24 mesi, di cui dodici riservati agli studi clinici. Il progetto è stato co-finanziato dal Programma di Cooperazione Transnazionale Central Europe Programme. Per l’Italia ha partecipato la Regione Emilia-Romagna.

· Il progetto Health OPTIMization throUgh teleMedicine (Health Optimum) è un progetto europeo che dal 2004 al 2009 ha permesso l’implementazione e lo sviluppo di servizi di Telemedicina per il teleconsulto neurochirurgico, il telelaboratorio, il teleconsulto neurologico per la gestione dell’ictus ischemico e la gestione della terapia anticoagulante orale. Nella prima fase, dal 2004 al 2006, è stata dimostrata la sostenibilità di modelli organizzativi di teleconsulto neurochirurgico e telelaboratorio, successivamente diffusi in tutta la Regione Veneto nel corso della seconda fase del progetto, dal 2007-2009. La Regione Veneto è stata regione capofila del progetto. Oggi in Veneto Health Optimum si configura come una rete consolidata di servizi di Telemedicina che collega 34 poli ospedalieri periferici a 7 centri specialistici, coinvolgendo oltre 1.000 professionisti in tutta la Regione.

Nell’ambito della realizzazione del suddetto libro bianco, il gruppo di lavoro Sanità del Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione Cdti di Roma ha raccolto tra i suoi componenti la testimonianza diretta di chi le ha condotte e ha individuato alcune significative esperienze regionali e nazionali, tenendo comunque presenti i limiti di una valutazione che non può che essere di natura qualitativa:

· Lombardia – i CREG Chronic Related Group per la gestione clinico organizzativa delle patologie croniche, tramite integrazione e raccordo tra MMG, operatori territoriali, specialisti e mondo ospedaliero,

· Calabria – Applicazione hospice in telemedicina: Progetto Oberon, che ha come scopo la sperimentazione e verifica di un protocollo di assistenza domiciliare per pazienti colpiti da patologie gravi e in stato di coma,

· Telemedicina e gestione delle ferite difficili nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Esperienza della Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma,

· Telemonitoraggio pazienti diabetici tipo 2 – Esperienza clinical trial AUSL Roma e Firenze, che ha visto l’impiego di una soluzione di Telemonitoraggio focalizzata sulla gestione del paziente cronico.

Nella maggior parte dei casi i progetti di telemedicina si trovano in fase di sperimentazione e difficilmente arrivano a regime una volta ultimata la fase pilota. Diviene quindi fondamentale mettere in atto iniziative finalizzate a supportare la messa a sistema di questa tipologia di servizi a livello nazionale:

  • Definizione di modelli applicativi che abbiano quali capisaldi la flessibilità, l’interoperabilità delle soluzioni realizzate, nonché l’adattabilità a sistemi socio-sanitari sensibilmente diversi tra loro, affinché sia possibile perseguire concretamente la condivisione ed il riuso delle migliori pratiche di Telemedicina;
  • Individuazione di priorità di intervento opportunamente declinate, al fine di perseguire uno sviluppo coordinato, armonico, coerente e soprattutto contestualizzato della Telemedicina sul territorio nazionale, in un quadro di indirizzi e modalità tecnico-organizzative comuni.

Due iniziative che, sotto la spinta propulsiva del Ministero della Salute, dovranno essere portate avanti nei prossimi mesi con il coinvolgimento sia di professionalità multidisciplinari quali personale sanitario e infermieristico, esperti professionisti, fornitori, che di tutti i portatori di interesse. Per proporre modelli sperimentati « chiavi in mano », facendo convergere gli interessi di tutti gli attori come Stato, Regioni, Aziende Sanitarie, Imprese e Cooperative al fine di creare procedure e servizi replicabili, integrabili e misurabili nelle loro performance e valore aggiunto.

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