Interviene Brian Stevens, vicepresidente Product Management di Google, che riassume i principali annunci fatti nella notte in occasione di Google Cloud Platform. I temi sul piatto sono numerosi. I due principali: Google Container Engine (basato sul progetto open source Kubernetes e gestito sulle macchine virtuali Google Compute Engine, Container Engine permette di costruire le proprie applicazioni basate su container: Google Cloud Interconnect (per una migliore connettività di rete a supporto delle architetture globali)
«La promessa del cloud computing – dice Stevens – è realizzata solo in parte: rimangono ancora troppi problemi legati allo sviluppo on-premises e all’implementazione. Vogliamo fare ancora meglio». Gli sviluppatori che lavorano sulla piattaforma cloud di Google hanno partecipato all’evento di San Francisco che si è tenuto stanotte e agli stream di New York, Austin e Londra oltre al livestream.
Attualmente – spiega Google – sviluppare nuove applicazioni in cloud è per lo più un’esperienza frammentata. È necessario decidere in partenza se volete lavorare con delle macchine virtuali (e quindi costruire tutto da soli, da zero o collegando tra loro componenti open source in una modalità Infrastructure-as-a-Service) oppure adottare una piattaforma gestita (Platform-as-a-Service), rinunciando alla possibilità di controllare l’infrastruttura sottostante. L’approccio di Google è diverso: anziché costringere gli sviluppatori a prendere questo tipo di decisione all’inizio e una volta per tutte, si possono costruire progetti scegliendo di volta in volta il livello di astrazione adatto all’applicazione che si vuol realizzare o anche per una singola componente. Per arrivare a fare questo Google ha realizzato due cose: il Google Container Engine capace di eseguire Docker containers in cluster, con tecnologia Kubernetes; e le Managed Virtual Machines in App Engine, cioè una forma di Platform-as-a-Service evoluta.
Il primo consente agli sviluppatori di creare e collegare tra loro servizi basati sul container, potendo registrare, monitorare e gestire l’integrità di questi servizi. Container è basato sul progetto open source Kubernetes e gestito sulle macchine virtuali Google Computer Engine.
Il secondo è nato dall’idea di permette agli sviluppatori di creare le proprie applicazioni senza dover pensare alla infrastruttura di base. Managed VMs entra in beta e aggiunge funzionalità di Autoscaling, l’integrazione del Cloud SDK e il supporto per i runtime basati su containers Docker. App Engine invece permette di configurare ed erogare tutti i servizi ausiliari necessari per la creazione di applicazioni produttive (routing di rete, bilanciamento dei carichi, autoscaling, monitoraggio e registrazione), lasciando gli sviluppatori liberi di fare le applicazioni. Si possono usare vari linguaggi e librerie e personalizzare o addirittura sostituire lo stack di runtime.
C’è anche una parte di connettività di rete: Google Cloud Interconnect, che apre le porte alla rete di fibra ottica mondiale di Google con tre modalità di connessione (peering diretto, via operatore o tra un mese con VPN).
Firebase permette di costruire applicazioni in tempo reale per mobile e web. Viene usato per oltre 60mila applicazioni, è frutto di una acquisizione e presto entrerà in produzione per Google.
Google Cloud Debugger, sistema che rende facile il troubleshooting delle applicazioni in produzione. Oggi questo servizio è pubblicamente disponibile in beta.
C’è anche Google Compute Engine Autoscaler, che utilizza la stessa tecnologia che Google usa internamente per gestire i grossi sovraccarichi e permette agli sviluppatori di ridimensionare dinamicamente il parco di machine virtuali
Infine, il free trial della Cloud Platform, che permette di fare una prova con 300 dollari di crediti da spendere su tutti i prodotti della piattaforma cluod senza impegno. Si possono usare due macchine virtuali n1-standard-2 per 60 giorni, immagazzinare oltre 11 TB di dati, o elaborare oltre 60 TB di dati con BigQuery.
Cresce anche l’ecosistema dei partner, che a San Francisco durante l’evento in corso nella città californiana vede anche Tableau, Red Hat, DataStax, MongoDB, SaltStack, Fastly, e Bitnami. Bitnami ha annunciato il suo Launchpad per la Google Cloud Platform con quasi 100 immagini cloud che permettono agli utenti Google di implementare applicazioni open source e ambienti di sviluppo condivisi sulla infrastruttura di Google. Fastly ha annunciato una nuova offerta chiamata Cloud Accelerator, una collaborazione con Google Cloud Platform che migliora la resa dei contenuti e la performance.
Google sottolinea la rapidità di diffusione della sua piattaforma: negli ultimi mesi, dice l’azienda, migliaia di nuove società si sono spostate su Cloud Platform e l’hanno adottata come piattaforma di sviluppo preferita. Ad esempio Office Depot ha spostato il suo intero servizio di stampa da una soluzione di hosting a un’alternativa di Cloud Platform, con la possibilità di ridurre i costi e sviluppare con maggiore agilità ed efficacia il proprio servizio di stampa in-store e online per circa duemila sedi negli Stati uniti.
Calano infine i prezzi e aumenta il rapporto di qualità-prezzo, dichiara Google. Riduzione di prezzo su Network egress (47%), BigQuery storage (23%), Persistent Disk Snapshots (79%), Persistent Disk SSD (48%), e Cloud SQL (25%). Questo in aggiunta alla riduzione del 10% su Google Compute Engine annunciata all’inizio di ottobre, segna una chiara strategia da parte di Google per livellare l’ambito della competizione.