Come rilanciare le Tlc in Italia? La crisi non aiuta, ma il settore
è “stabile e pieno di opportunità, perché ai servizi più
tradizionali si aggiungeranno quelli a più alto valore
aggiunto”. Parola di Luigi Gubitosi, il manager alla guida di
Wind dal luglio 2005, che ha portato la società telefonica a
margini reddituali in progressivo miglioramento, raggiungendo a
settembre 18 milioni di clienti nel mobile e 2 nel fisso. “Ma
occorre anche considerare che il settore è interessato da una
tendenza di lungo periodo al calo dei prezzi, dovuta a costi fissi
alti e costi variabili bassi”, aggiunge l’Ad, intervistato da
Il Sole 24 Ore. “In queste condizioni è inevitabile che si vada
verso un consolidamento: quando e come è difficile da prevedere,
ma è certo che prima ci sarà una spinta a collaborare per ridurre
i costi”.
Insomma, secondo Gubitosi, in futuro assisteremo a un aumento di
collaborazione tra operatori e alla creazione di società
infrastrutturali, sia nel fisso che nel mobile. “Nel mobile
auspico da tempo lo sviluppo delle tower company. Nel fisso la
questione è più complessa perché gran parte
dell’infrastruttura è in mano a Telecom. Prima o poi sarà utile
per tutti immaginare un sistema che permetta di condividere i
costi”, dice. “Si sta formando un certo consenso per dotare il
Paese di un’infrastruttura di rete comune e aperta. Questa è la
soluzione migliore per il consumatore. Per l’incumbent non
dovrebbe cambiare molto, dal momento che dovrebbe comunque
applicare gli stessi prezzi alla propria divisione retail e agli
altri operatori”. Società della rete, dunque? “Sì, ritengo
più semplice realizzare un modello di sistema in cui Telecom
avrebbe la quota più importante ma a cui parteciperebbero altre
entità pubbliche e private. Mantenere lo status quo mi sembrerebbe
invece una scelta poco felice”.
In questa direzione oggi lavora già Open Access, che per Gubitosi
è un primo passo, “ma non esaustivo: ci dovrebbe essere maggior
chiarezza sui costi che stanno alla base delle tariffe che Telecom
applica agli altri operatori”. Quanto agli investimenti in fibra
ottica necessari al nostro Paese, secondo l’Ad di Wind “è
stato controproducente aumentare le tariffe di unbundling per la
rete in rame, perché così si disincentiva l’investimento in
fibra. Andrebbe fatto l’opposto. Se ci sono le condizioni, noi
siamo disponibili a investire. Stiamo già programmando esperimenti
in proprio per cablare città di medie dimensioni”.
Ed è questo che farà ripartire le tlc? “Il settore, raggiunta
una fase di sostanziale maturità, nel breve più che dalle nuove
tecnologie sarà influenzato dalle nuove applicazioni”, risponde
Gubitosi. “La novità è costituita dall’ingresso di attori
come Apple o Google, che stimolano nuovi utilizzi grazie agli
smartphone”. Ma se la torta è la stessa, le fette di
restringono. “Ci stiamo avvicinando al modello delle utility.
Quello delle tlc resta un settore vivace, ma non si può pensare di
risolvere tutti i problemi con la crescita, occorre intervenire
anche sui costi e altri fattori, come la distribuzione e
l’attenzione al cliente”.