Le richieste di informazioni sugli utenti inoltrate a Facebook dai governi mondiali sono aumentate del 24% nei primi sei mesi del 2014 rispetto al secondo semestre 2013, sfiorando quota 35mila. Lo scrive il social network nel suo rapporto sulla trasparenza. Nello stesso periodo, le richieste governative per limitare l’accesso a contenuti che violano leggi locali sono cresciute del 19%. L’Italia, con 1.869 richieste di informazioni sugli utenti, è sesta al mondo.
La richiesta di dati sulle persone che usano Facebook è legata principalmente a procedimenti penali come furti e sequestri di persona. Ad aver avanzato più domande nel primo semestre 2014 sono gli Stati Uniti (15.433), seguiti da India (4.559), Germania (2.537), Francia (2.249) e Regno Unito (2.110). Sul fronte della limitazione all’accesso di alcuni contenuti domina invece l’India (4.960), davanti alla Turchia (1.893) e al Pakistan (1.773). La maggior parte dei Paesi non ha avanzato questo tipo di richiesta, in altri i numeri sono nell’ordine di unità o decine. Per l’Italia sono tre, segnalati dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
In occasione del report, Facebook è tornata a parlare del contenzioso con una corte di New York, che l’anno scorso ha ordinato al social di consegnare foto, messaggi privati e altri contenuti di 381 utenti, indagati come falsi invalidi. La società di Mark Zuckerberg spiega di aver fatto appello per ”costringere il governo a restituire i dati sequestrati”, sostenendola violazione del quarto emendamento che tutela da perquisizioni e sequestri ingiustificati.