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Boccia: “Google Tax? Se vuole il governo la fa in un attimo”

Il deputato Pd e promotore della provvedimento, poi cancellato da Renzi, chiarisce: “Nessuna intenzione di riproporla, tocca all’esecutivo”. Ma ribadisce: “Serve una norma quadro che disciplini tutto”

Pubblicato il 07 Nov 2014

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Francesco Boccia, deputato Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera, non ha alcuna intenzione di riproporre la cosiddetta “Google tax” (ma lui specifica che non l’ha mai chiamata così) e ritiene che a questo punto debba occuparsene il governo.

Commentando la richiesta del presidente della Fieg (Federazione italiana editori di giornali) Maurizio Costa di introdurre anche in Italia una “legge Google” come quella che è stata messa a punto dalla Spagna, affinché “qualsiasi aggregatore di notizie di Internet riconosca il diritto d’autore per gli articoli, le foto, i video linkabili”, Boccia ha commentato: “Se il governo vuole, la Google tax si fa in un attimo”.

Il parlamentare – promotore di una proposta di legge che poneva il problema della tassazione dell’attività di imprese digitali operanti in Italia, poi bocciata al rush finale a fine 2013 per volontà dei renziani del Pd – ha aggiunto: “Da molte parti mi viene chiesto di ripresentare la proposta, ma questa volta non lo faccio, perché tocca al governo decidere”.

“Si sa come stanno le cose – ha spiegato Boccia – grazie al ruling introdotto da me l’anno scorso; se vogliono possono già sanzionare”. Il riferimento è all’emendamento proposto sempre da Boccia, e questa volta approvato e diventato legge, che prevede la necessità di tracciare le transazioni dei pagamenti destinati alle aziende che vendono beni e servizi online.

“La cosa più seria – ha argomento Boccia – sarebbe fare la norma quadro che disciplina tutto, così come ho sempre proposto io, dal commercio elettronico alla raccolta pubblicitaria, dalla musica al cinema. Se il governo vuole si fa in un attimo, anche durante il confronto. Ma ripresentare l’emendamento per aprire un contenzioso, stavolta no. Ognuno si assuma le proprie responsabilità”.

A fine ottobre la Spagna ha varato la Google Tax. La normativa concede agli organi di informazione la possibilità di chiedere agli aggregazione di notizie, come Google News, un pagamento per l’utilizzo di link che rimandano ai propri contenuti. Il compenso verrà riscosso per il diritto di citazione o di rassegna, anche se limitato a frammenti “non significativi di informazione, opinione o intrattenimento”. La tassa colpisce soprattutto alcuni dei servizi offerti da BigG ma riguarda anche prodotti analoghi offerti ad esempio da Yahoo. Il governo ha fatto sapere che la nuova normariconosce il diritto delle case editrici e dei produttori di farsi pagare per il riutilizzo dei propri contenuti”. La normativa, che sarà in vigore dal 1 gennaio 2015, era stata pensata dal governo di Madrid sul modello di normative esistenti in Francia e Germania.

A fare da apripista alla Google Tax in Europa era stata proprio la Germania, quando l’anno scorso aveva approvato il progetto di legge sul nuovo copyright online: prevede che Google o altre piattaforme paghino le royalties agli editori per la pubblicazione di contenuti, esentando però dalla tassa gli “snippets” (brevi frammenti di testo).

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