LA RICERCA

Security, italiani sprovveduti sui social network

Rapporto Crif-Smart Research: quattro su cinque utenti oggetto di phishing. Beatrice Rubini: “I rischi sono tuttora ampiamente sottovalutati”

Pubblicato il 10 Nov 2014

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La maggioranza degli italiani sottovaluta completamente le conseguenze causate dalla condivisione di informazioni personali sulla Rete o attraverso i social network, tanto che nel 58% dei casi si dichiarano poco o per niente attenti alla diffusione dei propri dati online e, più nel dettaglio, nel 28% dei casi non si pongono neppure il problema, dichiarando di non fare nulla di particolare per tutelarsi.

E’ quanto emerge dalla ricerca online sul furto d’identità commissionata da Crif a Smart Research, e realizzata su un campione rappresentativo per sesso, età e aree geografiche della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 64 anni.

“Eppure – spiegano da Crif – 4 intervistati su 5 confermano di subire tentativi di phishing con una certa regolarità mentre 1 su 8 dichiara di essere stata vittima della clonazione di una carta. Il livello di attenzione si alza nel momento in cui si scopre di essere vittima di un furto di identità, sia esso relativo alla propria carta di pagamento o all’apertura di un finanziamento”.

Tra i fattori di rischio riconosciuti dagli intervistati come possibili cause del furto di identità vengono citati, per oltre il 40% dei casi, eventi legati al furto di documenti o strumenti di pagamento nel mondo reale ed eventi legati al mondo online, quali l’accesso indebito a caselle di posta elettronica o le transazioni online su siti di e-commerce. “In particolare – spiegano gli autori della ricerca – il 33% degli intervistati riconosce come possibile fattore di rischio la pubblicazione di dati su social network”.

“Relativamente alla tutela dei dati personali da possibili intrusioni quando si utilizza il Pc, il tablet o lo smartphone, sono vari i comportamenti citati dagli intervistati: il 59% dichiara di proteggersi evitando di cliccare su link sospetti mentre il 49% utilizza antivirus gratuiti e il 36% utilizza sistemi antivirus a pagamento. Solo il 5,8% del campione dichiara invece di non fare nulla. Questi dati – concludono da Crif – confermano una crescente attenzione dei privati alla protezione degli strumenti utilizzati per accedere al web piuttosto che alla diffusione dei dati in Rete”.

Entrando un po’ più nello specifico della ricerca, 2 italiani su tre affermano di essere a conoscenza del fenomeno dei furti di identità per aprire finanziamenti a nome altrui, mentre inizia a farsi largo la consapevolezza dei rischi legati al furto d’identità.

“Tutte le vittime intervistate hanno cambiato i loro comportamenti dopo aver scoperto di aver subito un furto d’identità – spiegano gli autori della ricerca – ma mentre il 42,9% dei rispondenti si è limitato a controllare più di frequente l’estratto conto, la maggioranza degli intervistati (il 57,1% del totale, per la precisione) ha assunto comportamenti di prevenzione attivi, come condividere con maggiore cautela i propri dati sul web (nel 21,3% dei casi), attivare protezioni tramite Sms alert per essere avvisati in caso di nuovi finanziamenti richiesti a proprio nome e/o installare nuovi antivirus (12,5%) o, ancora, prestare maggiore attenzione nel fornire i dati personali a terzi e nel custodire i documenti d’identità”.

“La ricerca ci ha permesso di capire qual è il livello di conoscenza e di reattività degli italiani rispetto al furto di identità e alle diverse tipologie di frode che possono essere commesse grazie alla sottrazione dei dati personali – commenta Beatrice Rubini, direttore personal solutions and services di Crif – Seppur si sia diffusa rispetto ad alcuni anni fa la conoscenza (per esperienza diretta o indiretta) di questi fenomeni, tuttora vengono ampiamente sottovalutati i rischi di lasciare troppe tracce di se’ sul web e non sempre sono adeguati, se non addirittura assenti, gli strumenti utilizzati per proteggere i dati su smartphone, PC e tablet. Questo è tanto più vero per i giovani rispetto alla popolazione più adulta, che accede al web anche per gestire i propri conti bancari. Nel complesso la componente di utilizzo ludico del web distoglie l’attenzione dai rischi”.

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