Completata la fase di definizione della governance per l’Agenda digitale, bisogna ora concentrarsi nella sua attuazione. Premesso che non siamo aprioristicamente attratti dall’idea di proporre l’emanazione di nuove norme (il nostro ordinamento presenta una eccessiva legificazione, che troppo spesso rimanda a provvedimenti di attuazione che stentano ad arrivare), riteniamo tuttavia che il tema richieda di definire un quadro di disposizioni immediatamente precettive, su ciò che si vuole realizzare. Si tratta quindi di approvare un Digital Act, collegato alla legge di stabilità, che contenga i passaggi fondamentali per l’Amministrazione digitale e l’economia digitale.
Il Digital Act collocandosi nell’era di Internet, in coerenza con l’articolo 97 della Costituzione, dovrebbe definire regole tecniche ed organizzative univoche per la pubblica amministrazione centrale e locale per:
– garantire l’interoperabilità dei sistemi e dei dati (open data),
– la digitalizzazione e l’integrazione dei flussi dei dati per lo svolgimento dell’azione amministrativa,
– la dematerializzazione documentale,
– la razionalizzazione dei data center.
Definito ciò, che consentirebbe a tutte le amministrazioni di dialogare ed interagire efficacemente tra loro, si dovrebbero prevedere norme per:
– disciplinare il passaggio al digitale delle singole componenti dell’amministrazione centrale (scuola, sanità, giustizia, beni culturali, attività per i settori produttivi)
– la promozione dell’economia digitale, prevedendo l’adozione delle soluzioni più avanzate quali ad esempio quelle che fanno riferimento al cloud computing e ai big data,
– la sicurezza e la riservatezza.
Questa trasformazione deve interessare tutto il territorio e il Digital Act dovrebbe istituire la figura del Digital Champion in ognuno degli oltre 8.000 comuni italiani realizzando un’“azione virale” che darebbe un senso ad un Progetto Paese.