AGRICOLTURA HI-TECH

Farm italiane più connesse, il 72% è smartphone-dipendente

L’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola: per vincere le sfide le grandi aziende diventano hi-tech e puntano a fare rete. Oggi il 30% delle 740mila imprese agricole si aggregano tra loro

Pubblicato il 13 Nov 2014

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Fare rete” ed “essere connessi” è la strada giusta verso un’agricoltura italiana più efficiente e sostenibile: oggi il 30% delle 740mila aziende si aggregano tra loro e smartphone o tablet vengono usati per lavoro il 72% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 72% degli allevatori, seguiti dai frutti-viticoltori (47%), dai cerealicoltori (44%) e orticoltori (40%).

È la rivoluzione di un’agricoltura sempre più “smart farm” e “multi farm”, che si sta rivoluzionando per affrontare nuove sfide: produrre di più, in maniera più rispettosa dell’ambiente, con meno superficie coltivata a disposizione. Un trend che prende il nome di “intensificazione sostenibile”. Fare rete e usare l’hi-tech è un binomio che porta a raggiungere un’elevata sostenibilità economica (per il 29% delle imprese italiane) e una buona sostenibilità ambientale (34%): sono questi in sintesi i risultati dell’ottavo rapporto dell’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola presentati oggi a Bologna.

Serve sempre più cibo, di qualità e coltivato rispettando l’ambiente. Con 50 miliardi annui di produzione agricola e 740mila imprese iscritte alla Camera di Commercio l’agricoltura italiana è al 12° posto nel mondo (con solo lo 0,3% della superficie agricola mondiale), ma deve fare i conti con un saldo negativo di 7 miliardi di euro: questo significa che importiamo più di quanto produciamo, mentre ci sarebbe spazio per un incremento della produzione di ben il 20%. La nostra agricoltura subisce la crisi in modo pesante: oggi la superficie coltivata è di 12,2 milioni di ettari – il 18 per cento in meno rispetto a due decenni fa – il numero delle imprese e della forza lavoro è in calo, mentre si alza l’età degli addetti (solo il 12% ha meno di 35 anni).

In questo scenario difficile il “settore primario” è di fronte a una sfida enorme: produrre di più su meno ettari coltivati e in maniera più sostenibile. La ricetta vincente è una, sempre più praticata: creare vere e proprie “reti” di imprese agricole per fare fronte insieme a necessità comuni, come l’acquisto di mezzi tecnici e meccanici o lo scambio di manodopera. Una strada seguita da circa 200mila aziende, oltre il 30% delle iscritte alle camere di commercio. L’unione fa la forza, insomma, ma anche la tecnologia fa la sua parte, visto che dal Rapporto emerge che l’utilizzo di strumenti informatici in agricoltura è sempre più diffuso: usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 72% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 72% degli allevatori, seguiti dai frutti-viticoltori (47%), dai cerealicoltori (44%) e orticoltori (40%).

Il “fare rete” ed “essere connessi” è la strada giusta verso l’intensificazione sostenibile auspicata dalla FAO, l’unica in grado di creare occupazione anche per i giovani.

E’ questo il risultato più evidente che emerge dall’8° Rapporto su Innovazione e sostenibilità della produzione agricola realizzato dall’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola e presentato oggi a Bologna nell’evento promosso da Agri2000.

Il rapporto 2014 rappresenta una fotografia fedele e completa dello stato di salute dell’agricoltura italiana: nasce infatti da un’indagine realizzata su tutto il territorio nazionale attraverso 500 interviste valide ad un campione rappresentativo delle oltre 740mila imprese iscritte alle Camere di Commercio, le aziende cioè maggiormente strutturate che realizzano il 95% del fatturato del settore e che occupano il 90% della superficie agricola nazionale. Tre i settori analizzati: quello dei seminativi, rappresenta il 45% del campione, frutta e vite il 33,6% e delle produzioni orticole il 21,4%.

Sostenibilità economica: il pilastro per raggiungere la sostenibilità ambientale

Sostenibilità economica e agricoltura sostenibile sono, quindi, strettamente connesse e creano un circolo virtuoso. Le aziende agricole che scelgono di fare rete (il 28,8% nel settore dei seminativi, il 37,6% nel settore frutta e vite, il 29,2% nelle produzioni orticole) si aggregano in primis per abbattere i costi dei mezzi tecnici attraverso gruppi di acquisto, ma anche per acquistare e scambiare mezzi meccanici, scambiare manodopera e gestire in maniera associata il processo produttivo. La creazione di gruppi di aziende consente di realizzare fatturati importanti e, di conseguenza, di investire per lavorare con maggiore attenzione verso l’ambiente, anche attraverso l’adozione di strumenti tecnologici. Un esempio? Quello dell’acqua, per le implicazioni di sostenibilità, di efficacia e di costi legati alla produzione, rappresenta certamente uno dei temi più sentiti dai produttori agricoli, che nell’82% dei casi utilizzano sistemi di irrigazione nella propria azienda. I metodi “tecnologici” utilizzati (micro-irrigazione, a pioggia, sub-irrigazione, a scorrimento) testimoniano anche in questo caso l’attenzione a un utilizzo più sostenibile e meno dispersivo della risorsa acqua, così come una gestione oculata dell’irrigazione e della fertilizzazione (attraverso fertirrigazione, sistemi automatici di controllo dell’irrigazione, tensiometri, sensori di umidità del terreno). La micro-irrigazione è scelta nella grande maggioranza dei casi (52% nel settore frutta e vite, 65,5% settore orticolo, 15% seminativi), accompagnata dalla fertirrigazione che consente di rendere più efficiente il sistema di fertilizzazione, riducendo l’impiego di acqua e di concimi, ma anche le emissioni e l’inquinamento dell’azienda agricola.

La conclusione principale del Rapporto, dunque, è che la sostenibilità economica delle imprese agricole è prerequisito per un’attenzione alla sostenibilità ambientale: all’aumento della prima corrisponde una crescita della seconda. Un obiettivo che è anche un obbligo – come rilevato nel Rapporto dell’Osservatorio 2013 – sentito dagli imprenditori agricoli nei confronti delle generazioni future.

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