La via maestra per ridurre drasticamente gli sprechi, tutelando la privacy dei pazienti oltre che il decoro professionale dei medici e il rispetto della deontologia, è la ricetta paperless. Una soluzione che sarebbe ottimale anche per la comodità dei pazienti, e che si potrebbe ottenere soltanto con una implementazione decisa della sanità elettronica.
E’ la posizione della Società italiana di telemedicina, che commenta così il recente pronunciamento del garante della privacy sulla possibilità che le prescrizioni cartacee possano essere consegnate a terzi, in busta chiusa.
Una soluzione che secondo Sit non sarebbe risolutiva, e che rischierebbe di “incoraggiare procedure irrituali che, seppur lecite, lasciano alquanto perplessi e possono esporre i colleghi medici a rischi non di poco conto”.
La Sit cita come esempio virtuoso quello del Trentino e del sistema TreC, “dove – si legge nel comunicato – l’assistito si reca direttamente in farmacia con la sola tessera sanitaria, senza alcun promemoria o altro foglio di carta”.
“Un minor affollamento degli studi per rinnovo di ricette per terapie croniche e continuative, oltre a lasciare ai medici maggior ‘tempo clinico’ da dedicare alla cura dei loro assistiti – sostengono da Sit – contribuirebbe anche a ridurre drasticamente la spesa sanitaria inappropriata, dovuta principalmente alla cosiddetta ‘medicina difensiva’ e ai falsi bisogni di salute percepiti”.
Così la Società italiana di telemedicina auspica che si comprendo “la necessità di accelerare, per un reale cambiamento del Paese, sull’innovazione tecnologica in sanità”. Due i punti cardine che secondo Sit sarebbero fondamentali per dare il via a questo processo: mettere a regime, in tutta Italia, la vera ricetta paperless e implementare i servizi di e-Health portando a sistema la telemedicina. Operazioni che serviranno per “ridurre gli sprechi, recuperando in tal modo ritardi e inadempienze divenute ormai intollerabili”.