La Cina punta ad esibire la sua crescente influenza nel mondo di Internet inaugurando domani la sua prima World Internet Conference. Per tre giorni nell’antica città di Wuzhen autorità cinesi e leader della Rete nazionale e globale discuteranno del futuro del web in quello che molti vedono come un tentativo del Paese asiatico di influenzare le regole internazionali.
Al meeting parteciperanno i leader dei colossi dell’Internet cinese quali Alibaba (e-commerce), Tencent (media) e Baidu (search) che insieme hanno un valore di mercato di oltre 500 miliardi di dollari. Interverrà Lu Wei, ministro del nuovo dicastero per l’Amministrazione del Cyberspazio, il quale ha già detto che il Paese vuole diventare una base per conferenze internazionali, sul modello di Davos, in Svizzera, che ospita il World Economic Forum.
In realtà di ospiti internazionali, sulla lista degli invitati, non ce ne sono molti. Tra i relatori figurano solo due dirigenti non cinesi, uno di Qualcomm e uno di Linkedin, oltre a un gruppo di accademici stranieri e associazioni commerciali. Attesi anche un rappresentante dell’Icann, associazione no profit basata in California che si occupa della governance di Internet, e un suo ex componente.
“La Cina può adesso guardare agli Stati Uniti come un suo pari quando si tratta di dimensioni, potere e influenza del mercato di Internet” ha commentato Cyrus Mewawalla, managing director di CM Research, società di Londra. “Questo – ha proseguito – crea tensione nei confronti di coloro che stabiliscono le regole dell’ordine mondiale nell’universo digitale. Il paese asiatico vuole chiaramente più potere nella determinazione degli standard mondiali che governano Internet, ma ovviamente vede le cose in modo molto diverso rispetto agli Usa”.
A ridosso della conferenza, Greatfire.org, gruppo che si occupa della censura della Cina su Internet, ha evidenziato che il governo cinese ha censurato un network gestito da Edgecast, sussidiaria di Verizon Communications.
Polemica anche Amnesty International. “La libertà su internet è sotto attacco da parte di molti governi e la Cina è desiderosa di proporre la sua normativa interna comeun modello da applicare nel resto del mondo. Questo scenario dovrebbe far venire i brividi lungo la schiena a chi dà valore alla libertà online” ha dichiarato William Nee, ricercatore di Amnesty International sulla Cina.