Entro gennaio sarà operativa la parte della legge delega sulla riforma del mercato del lavoro “che riguarda il contratto a tutele crescenti, le risorse che abbiamo messo vogliamo che siano spendibili”. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo al workshop “Internet, jobs&skills: an opportunity for growth”. “Ci sono tassi complessità diversi ma siamo convinti poterlo fare – ha aggiunto – Normalmente una legge delega aveva bisogno di un anno quando era molto rapida o anche due anni per essere tradotta in decreti, noi ci siamo presi sei mesi. Certo – ha concluso – bisogna vedere se le cose si fanno bene, ma noi siamo convinti di farlo bene”.
Poletti ha spiegato che “il contratto a tutele crescenti che è a tempo indeterminato, ma che ha una sua gradualità di affermazione delle regole, vogliamo che sia flessibile in entrata e in uscita, con delle tutele e con un livello di costo competitivo. Attorno a quel contratto faremo pulizia di forme contrattuali facilmente aggirabili o molto precarizzanti”.
Un emendamento al Jobs act prevede infatti che sia per la delega sia per i decreti delegati venga tolto il periodo di vacatio legis, cioè il periodo generalmente di 15 giorni che intercorre tra la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’ entrata in vigore di una norma. Quindi, non appena verrà approvata la delega, subito dopo la pubblicazione in Gazzetta il governo potrà varare i decreti delegati e, dopo i 30 giorni previsti per il parere del Parlamento, potranno anch’ essi entrare immediatamente in vigore.
Se il Jobs act otterrà il via libera definitivo, ad esempio, a cavallo nella prima decade di dicembre, appena pubblicato in Gazzetta si potranno varare i decreti che andrebbero in Parlamento per il parere e, salvo sorprese, dopo trenta giorni, quindi per la prima decade di gennaio, potrebbero cominciare ad essere effettivamente attuati.
“Massacrare i salari dei lavoratori non è il nostro obiettivo – ha poi tenuto a specificare il ministro – Se l’ idea è che il sistema economico e imprenditoriale italiano per reggere la competizione europea e mondiale ha bisogno di massacrare i salari dei lavoratori questa non è la strada che intendiamo percorrere”.
Poletti ha infine ricordato la centralità delle politiche attive. “In Italia – ha sottolineato – finora c’è stata solo una politica di trasferimento monetario per sostenere il reddito di chi perdeva il lavoro, senza tenere nella giusta considerazione la necessità di formare il lavoratore per metterlo nella condizione di reintegrarsi in un mercato del lavoro che, oggi più di ieri, è in continua evoluzione”.
“In questo senso – ha concluso – serve un grande sforzo del pubblico e del privato per avviare un nuovo sistema che sostenga il lavoratore non solo dal punto di vista del reddito ma anche da quello, più centrale, degli skills”.