Braccio di ferro sulla proposta di compromesso presentata dal governo italiano sul Connected Continent, il pacchetto elaborato dall’ex commissaria all’Agenda digitale, Neelie Kroes. Un blocco di stati membri resta contrario, tanto che la presidenza italiana è pronta a ritirare l’intera proposta legislativa per non accettare compromessi al ribasso. Pure la nuova Commissione giudica non sufficientemente ambiziosa la bozza di compromesso sul tavolo e preferirebbe inserire tra le priorità 2015 un nuovo pacchetto sul mercato unico digitale.
Oggi il testo verrà discusso a Bruxelles al Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti e organismo preparatorio del Consiglio Ue (quello sulle Tlc si terrà il 27 novembre). L’oggetto del contendere è ancora il roaming. La proposta italiana associa più strettamente prezzi al dettaglio e prezzi all’ingrosso. Il principio da cui si parte è che in Europa ci sarà “il roaming come a casa”, consentendo così ai consumatori chiamare dall’estero alle stesse tariffe del paese di provenienza.
In questo contesto la Commissione e il Berec dovrebbero continuare il loro lavoro sull’impatto del “il roaming come a casa” sui prezzi interni: si tratta di verificare che non siano quei clienti che non viaggiano mai a pagare il prezzo per i “frequent flyer”. Commissione e Berec dovranno anche preparare le linee guida sull’”uso ragionevole” di roaming, il cosiddetto “fair use”.
Nel caso in cui gli operatori dovessero abusare del “fair use”, le autorità di regolamentazione possono adottare misure più vincolanti. Al di là di questa soglia, si applica l’eurotariffa stabilito dalla vigente normativa in materia di roaming.
La questione più spinosa riguarda la data: l’Italia propone di posticipare al 2016 la fine del roaming, un anno dopo quella prevista dalla Commissione europea e dal Parlamento, ovvero il 2015. Il 2016 dovrebbe essere la data “mediana” per far incontrare le decisioni di Bruxelles con le posizioni di Francia, Germania e Spagna che vorrebbero arrivare ail 2018.
Per quanto riguarda la net neutrality, la Presidenza abolisce completamente la definizione stessa di neutralità della rete e “servizi specializzati”. D’altra parte, specifica gli “obiettivi” di neutralità nonché principi chiari per la gestione del traffico così come l’obbligo di mantenere la capacità di rete sufficiente per il servizio di accesso a internet. “ Si dovrebbe chiarire che la gestione del traffico è consentita a condizione che sia trasparente, non discriminatoria, proporzionata e non anti-competitiva”, precisa la presidenza italiana.
Infine le frequenze. La presidenza italiana propone di rafforzare i poteri di coordinamento del Radio Spectrum Policy Group (Rspg), che riunisce le autorità nazionali responsabili della gestione dello spettro. Tali disposizioni potrebbero gettare le basi per le decisioni della Commissione Juncker, che ha reso la gestione delle frequenze nell’Ue una delle sue priorità.