Avanti tutta sui dossier Brasile e Metroweb. Il cda di Telecom Italia ha dato mandato oggi al presidente Giuseppe Recchi e all’Ad Marco Patuano di approfondire le ipotesi per rafforzare la controllata sudamericana verificando se ci sono le condizioni per una fusione con l’operatore Oi. Mandato sostenuto anche dall’orientamento della maggioranza dei consiglieri indipendenti – 9 su 13. Questi ultimi sono chiamati a esercitare un controllo “stretto” sulle mosse del management dalla procedura rafforzata sulle parti correlate, da seguire per tutte le operazioni rilevanti in Brasile, assistiti da Equita nel ruolo di advisor, già in campo l’estate scorsa in occasione del tentativo – non andato in porto – di rilevare Gvt dalla francese Vivendi.
La fusione fra Tim e Oi – il quarto operatore mobile del paese e leader nel fisso – consentirebbe a Telecom di rafforzare la propria presenza nel Paese. Ma non è l’unica partita aperta: l’azienda di Tlc che nei primi 9 mesi del 2014 è tornata all’utile per 985 milioni di euro ha infatti intenzione di rafforzarsi ulteriormente anche sul mercato domestico. Oggi all’esame del cda c’è stata anche l’informativa sull’offerta per rilevare la quota di maggioranza (il 53,8%) di Metroweb in capo a F2i (la restante quota è di Cdp) per la quale è già stata presentata un’offerta. La strategia di Telecom è dunque al rilancio, come peraltro già annunciato dai vertici della società, sia nel mercato sudamericano sia in quello domestico dove la realizzazione della rete a banda ultralarga è un tema su cui il governo Renzi ha deciso di spingere l’acceleratore.
La Strategia italiana per la banda ultralarga, con cui il Governo intende invertire la rotta, che ci vede, al momento, accumulare ritardi su ritardi rispetto alle medie europee, è stat pubblicata sul sito dell’Agid e, nello stesso tempo, è stata inviata a Bruxelles per una valutazione.
L’obiettivo del piano è quello di garantire entro il 2020 una connettività a banda ultralarga (100Mbps) ad almeno l’85% della popolazione italiana, quindi andando oltre gli obiettivi già stabiliti dalla Ue. Questo genere di copertura dovrà coinvolgere le sedi Pa, scuole, aree di interesse economico o ad alta concentrazione demografica, ospedali, snodi logistici o industriali. La quota restante, il 15% delle aree più remote, avrà invece una copertura a 30 Mbps.
L’intervento pubblico rivestirà un ruolo sussidiario attraverso quattro modalità principali (diretto, partnership pubblico-privato, incentivo, ibrido), a seconda, anche, della struttura dell’area geografica di competenza. In ogni caso saranno diverse le soluzioni finanziarie proposte per facilitare l’accesso al capitale, dalla defiscalizzazione fino ai finanziamenti a fondo perduto. Il Governo metterà a disposizione risorse superiori ai 6 miliardi di euro: fondi FESR e FEASR a fondo perduto per una cifra intorno ai 2 miliardi, più 4 miliardi di euro di Fondi FSC che saranno anticipati tramite la Bei.