Gambino: “Con scorporo Google concorrenza a rischio”

Il giurista e presidente dell’Italian Academy of the Internet Code commenta la mozione che sta per essere votata dall’Europarlamento e che prevede la separazione dei servizi commerciali dalle attività di searching: “Si rischiano pesanti ripercussioni sulla competitività dei motori di ricerca europei”

Pubblicato il 25 Nov 2014

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“La proposta del Parlamento europeo, che sarà discussa giovedì, prevede la separazione tra l’attività di ricerca dei motori e gli altri servizi commerciali, il c.d. unbundling, senza considerare le pesanti ripercussioni sulla competitività dei motori di ricerca europei rispetto a quelli che operano fuori dall’Europa”. Lo ha dichiarato stamane all’Internet Governance Forum Italia, il Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code (Iaic). “Certamente è positivo – ha proseguito il giurista – che il Parlamento europeo voglia giocare un ruolo centrale nel dibattito sul Mercato Unico Digitale, che rappresenta un’importante opportunità per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, ma corse in avanti come quella relativa alla proposta di unbundling dei motori di ricerca possono fare male allo stesso Digital Single Market”.

“In chiave di normazione primaria – ha spiegato Gambino – l’intervento del Parlamento risulterebbe in contrasto con la ratio e la specifica previsione di cui all’art. 7 del Regolamento CE n. 1/2003 (relativo alle decisioni in materia antitrust di competenza della Commissione), che come è noto è volto a tutelare i consumatori e non le imprese concorrenti”.

“Non è un caso infatti – ha aggiunto il presidente dell’Iaic – che la stessa Commissione europea, nei suoi anni di investigazione, ha enucleato 4 aree di interesse per l`indagine antitrust, senza mai considerare l`ipotesi dell’unbundling. Una soluzione simile, allo stato – conclude Gambino – sarebbe evidentemente sproporzionata e penalizzerebbe l’Europa rispetto al resto del mondo, con effetti dirompenti in ordine alla capacità di innovazione e opportunità per le stesse imprese, laddove operino in Europa o fuori dall’Europa”.

Giovedì il Parlamento europeo voterà una risoluzione che prevede la separazione dei motori di ricerca da altri servizi commerciali andrebbe considerata come possibile soluzione al predominio di mercato; non si cita direttamente Google ma è chiaro che il target della proposta è innanzitutto Mountain View. La risoluzione ha l’appoggio dei due principali schieramenti politici del Parlamento europeo, il Partito Popolare europeo e i Socialisti.

Google non ha per ora commentato, ma la stampa americana, Forbes in testa, è molto sarcastica verso questo assalto dell’Europa contro un’azienda a stelle e strisce e fa notare che il Parlamento europeo non ha alcun potere di dividere in due un’azienda e che tale potere è se mai della Commissione europea. L’Europarlamento ha però una crescente influenza sulla Commissione e la Commissione, come noto, indaga da cinque anni sul dominio di Google nella ricerca online e sulle possibili ripercussioni per la concorrenza di mercato. Margrethe Vestager, la nuova commissaria europea alla concorrenza, ha per ora adottato una posizione cauta, indicando che ascolterà il punto di vista di Google e dei vari competitor prima di decidere come portare avanti l’indagine antitrust che vede coinvolta l’azienda americana.

Sul tema è intervenuto oggi anche Gianni Pittella che ha difeso l’azione di Strasburgo. “Google costituisce per molti versi un modello di impresa da seguire – ha detto il presidente del gruppo dei socialdemocratici all’europarlamento in un’intervista a La Repubblica – Però non possiamo negare che vi siano alcuni problemi che riguardano ad esempio la giusta remunerazione degli autori dei materiali pubblicati così come un effettivo rischio di monopolio”.

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