L’Europarlameto aprrova lo “scorporo” di Google. Strasburgo ha votato oggi a netta maggioranza una risoluzione non vincolante in cui si chiede la separazione dei servizi di ricerca online dagli altri servizi commerciali, una mossa diretta contro Google. Se sarà effettivamente applicata, infatti, metterebbe a repentaglio il modello economico del gigante del web che attraverso la ricerca gratuita ottiene informazioni cruciali sui suoi utenti, che poi utilizza per i servizi di pubblicità e marketing online da cui deriva la gran parte dei suoi profitti.
Dato il ruolo dei motori di ricerca Internet nel “commercializzare lo sfruttamento secondario delle informazioni ottenute” e la necessità di far rispettare le regole di concorrenza della Ue, i deputati invitano la Commissione, “a prendere in considerazione proposte volte a separare i motori di ricerca da altri servizi commerciali” nel lungo temine e a “impedire qualsiasi abuso nella commercializzazione di servizi interconnessi da parte dei gestori dei motori di ricerca”. Per il Parlamento Ue “l’indicizzazione, la valutazione, la presentazione e la classificazione effettuate dai motori di ricerca devono essere imparziali e trasparenti”.
Francia e Germania hanno fatto una richiesta congiunta alla Commissione Ue. L’obiettivo è di lanciare una consultazione pubblica sugli Over the top, i giganti di Internet come Google o Facebook che offrono servizi online ma senza disporre di una propria infrastruttura di rete.
I governi di Parigi e Berlino hanno messo questa loro richiesta all’attenzione del commissario responsabile dell’Economia digitale, Gunther Oettinger, chiedendogli di dare vita alla consultazione “per capire se le attuali regole sulla concorrenza permettano di controllare i comportamenti” degli Ott. La consultazione dovrà, secondo le intenzioni di Francia e Germania, “interrogarsi sulle norme applicabili a questi attori”, raccogliendo le opinioni che scaturiranno dai 28 Paesi dell’Unione.
Nella stessa sede Francia e Germania hanno chiesto che la Commissione compia dei passi in avanti “sull’imposizione fiscale” nei confronti di queste società, con l’obiettivo di porre fine alle pratiche di evasione fiscale.
Il commissario Oettinger dal canto suo è scettico sulla risoluzione. “Una divisione obbligatoria per me non sarebbe la soluzione migliore – ha spiegato – Bisogna invece trovare soluzioni che vadano incontro ai bisogni di cittadini e stakeholder”.
“Io non parlerei di una divisione vera e propria ma piuttosto di una corretta applicazione della direttiva Ue sulla concorrenza”, ha aggiunto, ritenendo la risoluzione del Pe “un parere importante che sottolinea quali sono le decisioni che devono essere prese dalla Commissione”
Chiamato a commentare il voto il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, oggi a Bruxelles per il Consiglio Ue, ha detto: “Rispetto le opinioni e le scelte di un’istituzione di cui non sono parte. Posso dire a livello personale che non e’ l’approccio culturale che preferisco”.
Nei giorni scorsi la proposta dello scorporo Google ha scatenato le reazioni del mondo politico americano. I politici Usa hanno accusato la Ue di voler politicizzare l’indagine antitrust in corso nei confronti di Google. Repubblicani e Democratici del Senate finance committee e dell’House ways and means committee hanno scritto una lettera congiunta esprimendo “allarme” sulla proposta del cosiddetto “unbundling”.
“Le proposte che sembrano prendere di mira le aziende tecnologiche americane” sollevano dubbi “sull’impegno dell’Ue verso un mercato aperto – si legge nella lettera – Simili proposte erigono muri anziché ponti e non sembrano considerare l’effetto negativo che tali politiche potrebbero avere sulla più ampia relazione commerciale tra Usa e Ue”.
In un’altra lettera ai leader dei principali schieramenti politici dell’Europarlamento, Bob Goodlatte, presidente dell’House judiciary committee, si è detto “preoccupato” dal fatto che gli Europarlamentari “incoraggino azioni antitrust che appaiono motivate da ragioni politiche e non basate su principi legali”.
Una terza lettera firmata da diversi membri del Congresso americano mette in guardia sul fatto che la risoluzione andrebbe “a danno dell’innovazione e degli investimenti da parte delle aziende di Internet statunitensi”.
Separatamente, in una lettera al Financial Times, Ed Black, direttore della CCIA, associazione dell’industria tecnologica americana che rappresenta aziende come Google ma anche suoi concorrenti, sottolinea che la politicizzazione del caso è “molto preoccupante” e che con la sua proposta l’Europa si allontana dai “solidi principi legali ed economici, minando la credibilità dei suoi politici e la legittimità delle sue azioni antitrust”.
Sul caso Google è intervenuta anche la commissaria Ue alla Concorrenza, Margarethe Vestager. “E’ importante notare che l’applicazione della legge dell’antitrust Ue deve restare indipendente dalla politica – ha detto il suo portavoce Inoltre è obbligo della Commissione rispettare i diritti di tutte le parti e restare neutrale e giusta: questi sono valori cruciali della legge sulla Concorrenza”.
“L’indagine dell’Antitrust debba restare limitata a ciò che possono essere chiaramente identificate come questioni che riguardano la concorrenza – ha concluso – Vestager ha già parlato al Parlamento europeo ed ha detto che per portare avanti questa indagine ha bisogno di tempo per formare il proprio punto di vista e decidere i passi successivi”.