La Internet of Things è pronta al decollo: se il 2013 è stato un anno di passaggio, con una crescita delle applicazioni più consolidate (dalla Connected car ai primi progetti di Smart city), nei prossimi anni nuove aree saranno conquistate dal paradigma dell’IoT portando più servizi, creando opportunità di business per i fornitori di tecnologie (sensori, servizi, piattaforme, analytics) e ponendo una sfida alle reti mobili che dovranno far fronte a un traffico dati senza precedenti. “In Italia c’è un diffuso interesse per lo sviluppo di servizi legati a smart device, per la capacità di generare valore dai dati, dall’automazione alla gestione delle transazioni”, sottolinea Massimo Morielli, Managing Director di Accenture Digital. Con una spinta: “Iniziative come il Digital Ecosystem EO15 per l’Expo di Milano, che mirano alla creazione di un ecosistema digitale in grado di rendere accessibili servizi esposti dalle amministrazioni pubbliche, fondamentali per lo sviluppo delle Smart City, rappresentano uno dei più promettenti ambiti di diffusione dell’IoT”.
Che l’Italia stia premendo sull’acceleratore viene dimostrato anche dall’ultimo report di Idc. A livello globale, il mercato associato all’Internet delle cose crescerà dai 1.900 miliardi di dollari del 2013 ai 4.600 miliardi del 2018, con un Cagr del 19%, e la base installata dei sensori crescerà da 9 miliardi di unità a 22 miliardi. Ma l’Europa occidentale cresce con tassi superiori alla media mondiale e l’Italia avanza un po’ più velocemente rispetto ai principali Paesi europei, grazie alla forte domanda di soluzioni orientate all’efficienza, al recupero di competitività del sistema produttivo e alla salvaguardia dell’ambiente, come sottolinea Daniela Rao, Tlc Research & Consulting Director di Idc Italia. “Le imprese hanno compreso il potenziale in termini di recupero di efficienza dell’IoT, i consumatori sono attratti dalle nuove applicazioni che semplificano la vita e offrono spunti per diveritirsi, informarsi, spostarsi e gestire la salute e gli economics”. In Italia si prevedono 7 milioni di Sim M2M a fine 2014: “Finalmente, dopo un lungo periodo di incubazione, affrontiamo la fase di sviluppo”, osserva la Rao. “Le aspettative degli anni passati non si sono ancora realizzate, ma ora sono sempre di più i player che hanno compreso il potenziale di mercato dell’M2M e dei suoi ambiti applicativi”.
Tra questi, in Italia primeggiano le applicazioni per le Connected car, insieme a quelle per Asset & Fleet Management, per il monitoraggio di veicoli, apparecchi e impianti tecnologici, sia per aziende private che in ambito Smart city. A spingere l’adozione, secondo Idc, sono soprattutto le grandi aziende, ma non va sottovalutato l’apporto di maker e start-up da cui, secondo un’altra società di ricerche, Gartner, arriverà il 50% delle soluzioni IoT fino al 2017. Soluzioni di nicchia, che risolvono piccoli problemi quotidiani e hanno una forte utilità concreta percepita. La sfida per le grandi aziende sarà guardare all’innovazione nell’ambito di maker e innovatori e portarla nelle loro organizzazioni, con acquisizioni o alleanze. “I processi di sviluppo all’interno delle grandi imprese possono essere lenti e pesanti, mentre maker e start-up corrono in avanti”, sottolinea Pete Basiliere, research vice president di Gartner. “Non solo spingeranno l’adozione consumer ed enterprise ma anche la creazione di soluzioni creative che le grandi imprese non vedono: sarà un’Internet of Very Different Things”.
Ma perché quest’Internet delle “tante cose diverse” diventi realtà in Italia manca un elemento chiave, secondo Raffaele Giaffreda, IoT Research Head di Create-Net: “La volontà politica centrale di investire e realizzare progetti su scala nazionale”. Un altro ostacolo è che non tutte le aziende italiane, specialmente le pmi, sono pronte con un’offerta IoT, che richiede una vision di lungo periodo. Infine, c’è il nodo delle reti: “L’IoT può sovraccaricare le reti di accesso cellulare perché i sensori e gli oggetti la usano in modo inefficiente”, nota Giaffreda. “La rete cellulare così come esiste oggi è stata progettata per comunicazioni tra persone, non tra macchine: occorrerà mettere a punto protocolli di comunicazioni più orientati all’M2M”. Un’evoluzione è da prevedere anche nelle regole che governeranno le questioni di sicurezza e privacy: “La direzione verso cui si sta lavorando è quella della trasparenza”, nota Giaffreda: “informare l’utente sull’utilizzo e trattamento dei suoi dati, chiedendo sempre prima il suo consenso”.