Le scelte sulla governance “ci porterebbero, anzi ci portano già, ad essere la prima public company italiana”. Lo ha detto Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, precisando che l’azienda “sta facendo diverse cose, volte a consolidare la public company secondo i principi della best practice”.
Recchi, intervenuto al convegno organizzato dai piccoli azionisti di Asati, e intitolato “Telecom Italia verso una public company”, ha poi aggiunto che “in Italia si confonde spesso il piano degli azionisti con il piano del management” e “quando si parla di aziende quotate ad azionariato diffuso questa confusione è sbagliata e pericolosa perché dà origine a confusione di ruoli e mandati”.
Essere una public company, ha sottolineato il presidente di Telecom, significa innanzitutto “per il management avere la consapevolezza di essere stati nominati per gestire la società facendo in modo che gli interessi di un singolo azionista o di un insieme di azionisti non prevarichino in modo iniquo gli interessi della società stessa”.
“Per il gruppo Telecom, azionisti che non si comportano solo come investitori ‘finanziari’ ma che, al contrario, condividono e seguono le vicende della società manifestando le proprie opinioni, suggerendo percorsi alternativi, sottolineando diversi aspetti di determinate opzioni, sono un valore – ha aggiunto Recchi – Azionisti appassionati e competenti sono un patrimonio di cui non tutte le imprese quotate possono disporre”. Azionisti, ha detto il presidente di Telecom Italia, “che partecipano attivamente alla vita societaria sono un punto di forza, un elemento che valorizza ancora di più i principi della public company”.
Per Recchi il contributo di Telecom Italia all’economia del nostro Paese può essere riassunto in tre parole: investimenti, investimenti e ancora investimenti. Con circa 3 miliardi di investimento all’anno siamo l’impresa che investe di più in Italia”.
”Lo sforzo che stiamo compiendo è tale che, a quasi un anno dall’avvio del piano triennale, siamo già praticamente a metà strada”, ha aggiunto il manager.
”Gli investimenti in Rete di nuova generazione fissa e mobile, pari a 3,4 miliardi di euro in tre anni – a spiegato – ci permetteranno di recuperare il marcato ritardo che l’Italia sconta nei confronti degli altri paesi europei rispetto al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale”.
Sollecitato da Asati sulle recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato di Tim Brasil, Recchi ha poi precisato che la controllata carioca di Telecom “è una società quotata di cui Telecom è azionista di maggioranza”. Tim Brasil “ha un suo consiglio, un suo piano industriale che noi indirizziamo, ma non diamo direttive puntuali giorno per giorno”.
Sull’operazione di consolidamento in Brasile il cda di Telecom “ha avuto il mandato a studiare il problema: lo studieremo, poi ci risiederemo in consiglio”.
“Quando avremo finito – ha concluso – porteremo al consiglio le nostre proposte e valutazioni e vedremo cosa fare”. Sull’operazione Brasile, ha precisato Recchi, “non ci sono annunci particolari da fare rispetto a cosa faremo in futuro”.
Secondo Recchi non ci saraà nessun cda sul destino di Tim Brasil prima di Natale.