LE NUOVE REGOLE

E-commerce, da gennaio 2015 l’Iva sarà “italiana”

Le nuove regole Ue prevedono l’applicazione dell’imposta con l’aliquota del paese dell’acquirente e non più del venditore. Coinvolte solo le transazioni B2C

Pubblicato il 03 Dic 2014

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Dal 1 gennaio 2015 entrano in vigore nella Ue le nuove normative che regolano l’e-commerce che si occupa principalmente di beni non materiali, dalle app ai software allo streaming per finire con gli abbonamenti ai vari servizi. Fino ad oggi chi acquistava servizi all’estero pagava il servizio con l’Iva del paese del fornitore, da gennaio prossimo sarà applicata l’Iva del suo paese di residenza. In questi giorni molte aziende stanno iniziando a segnalare ai propri clienti le variazioni dei termini del servizio e anche di alcuni costi: Skype, ad esempio, applicherà aumenti del 7% dato che ora si calcola tutto sull’iva del 15% di Lussemburgo.

La normativa si applicherà anche agli affitti su Airbnb: se fino al 31 dicembre l’Iva sarà calcolata al 23%, essendo il quartier generale sito a Dublino, dal 1 gennaio Airbnb ricalcolerà automaticamente l’Iva in base al paese di residenza dell’ospite.

Rientrano nella legge anche app di smartphone e tablet: comprando un app dell’AppStore un italiano pagherà l’Iva al 22% ma è probabile che per una questione di arrotondamenti la percezione di eventuali variazioni sarà minima.

Nuove regole anche per chi vende servizi e applicazioni: in quel caso devono calcolare l’Iva a seconda del paese di appartenenza dell’acquirente.

La nuova normativa europea vale solo ed esclusivamente per transazioni B2C, quindi da aziende a consumatori finali, non da aziende a aziende o liberi professionisti.

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