LA POLEMICA

Telecom, Tiscar: “Piano Governo su Tlc non è contro nessuno”

Il vicesegretario generale di Palazzo Chigi: “Sento dire che quello dell’esecutivo è un piano contro Telecom, ma non è così. Chi dice che gli obiettivi europei sono un optional dice una fesseria”

Pubblicato il 03 Dic 2014

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“Con tutto il rispetto parlando, il Governo italiano non può andare dietro ai piccoli azionisti di Telecom”. Lo afferma Raffaele Tiscar, vicesegretario generale di Palazzo Chigi, commentando le dichiarazioni dei piccoli azionisti secondo cui il piano di sviluppo della banda ultralarga in Italia sarebbe contro l’operatore: “Si abbia almeno la decenza di non dirlo”, ha sottolineato Tiscar a un convegno sul tema “La strategia italiana per la banda ultralarga”. “Sento dire che questo del Governo è un piano contro Telecom, Fastweb, i piccoli azionisti di Telecom – ha proseguito – ma la verità è che questo non è un piano contro nessuno. Non è un piano per salvaguardare alcuni operatori nazionali. Chi dice che gli obiettivi europei sono un optional dice una fesseria colossale perché all’obiettivo Ue sono legati aspetti del sistema competitivo”.

Per Telecom Italia “non si parla di switch off ma si può parlare, per tempo, di un superamento della rete in rame” per arrivare alla rete in fibra, ha continuato Tiscar: “Questo – ha precisato – non è pensato contro Telecom Italia; è una materia delicata e oggetto di studio. Telecom regge parte della sua redditività sulla rete in rame. Non c’è dubbio che la nuova infrastruttura di rete in fibra è più performante, con meno costi, ma è impensabile che l’incumbent tenga in piedi due infrastrutture una per i ricchi e una per i poveri. Non ha senso obbligare l’incumbent a tenere i piedi la doppia infrastruttura: la vecchia e la nuova, altrimenti ha ragione Asati“. Tiscar ha poi parlato anche di “un tempo ragionevole di 10-12 anni” necessario per consentire a Telecom di migrare dalla rete in rame a quella in fibra. “Non gli sto volendo male ma dando un tempo ragionevole di 10 anni per liberarla del fardello della infrastruttura di rame. E’ una materia delicata e oggetto di studio”, ma “ci sarà poi chi dirà: voglio il vecchio rame brutto e cattivo”. “Questo è il tema dello switch off infrastrutturale ma chiamiamolo disattivazione della rete in rame dove è presente un’infrastruttura in grado di supplire”, ha concluso.

Ieri Asati aveva attaccato la strategia del governo sulla banda ultralarga: nel suo intervento in occasione del convegno annuale dell’associazione, il presidente Franco Lombardi, aveva evidenziato le criticità relative alle modalità di raggiungimento degli obiettivi Ue al 2020: 50% delle famiglie abbonate al 100 Mibit/s e 85% di copertura della popolazione a 100 Mbit/s.

“Nell’ambito del documento governativo sulla “strategia italiana per la banda ultralarga” il raggiungimento dell’obiettivo sul 100 Mbit/s si basa sull’architettura Fttb/h – sottolineava Lombardi – e su strumenti finanziari per l’accesso al debito e/o mediante misure di defiscalizzazione (credito di imposta fino al 50% degli investimenti sulle infrastrutture “passive”)”. Secondo Asati, il governo favorendo questa soluzione per l’obiettivo sui 100 Mbit/s, “ha contraddetto il modello regolatorio messo a punto da Agcom basato su una concorrenza infrastrutturale imperniata sull’architettura Fttc, peraltro utilizzata dai principali peers europei”. Inoltre dal documento governativo non emerge alcuna certezza riguardo al concreto utilizzo del piano europeo da 300 miliardi di investimenti annunciato da Junker.

“La scelta del modello architetturale Fttb/h danneggerebbe quegli operatori (Telecom Italia in primis e in parte Fastweb) – ha spiegato ancora Lombardi – che già hanno investito sul Fttc e i cui piani di sviluppo si basano, appunto, su questa tecnologia”.

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