Il piano banda ultra larga è fondato, nei fatti, sullo sviluppo del fiber to the building: è questa la sola tecnologia “a prova di futuro” (si legge nel documento). La sola cioè in grado di dare senza dubbi 100 Megabit (e oltre) potenzialmente a tutti gli italiani che ne saranno coperti. È prevedibile però che il fiber to the cabinet, la sola tecnologia in fibra su cui stanno puntando ora gli operatori italiani, sarà fondamentale per assicurare a tutti una copertura con i 30 Megabit.
È incerto il suo ruolo invece per i 100 megabit, perché, si legge ancora nel piano, dipenderà da alcuni fattori (in primis lo sviluppo della tecnologia vectoring); comunque è probabile che offrirà i 100 Megabit solo “in zone urbane e sub urbane”. Il piano e i relativi bandi e altre misure che ne deriveranno non può però che rispettare la neutralità tecnologica. Un ruolo quindi è previsto anche per altre tecnologie: Lte, fixed wireless broadband e satellite. Solo l’esito dei futuri bandi ci potrà dire quale ruolo esatto avranno, però ci sono alcuni punti fermi da considerare. Il piano, in linea con le richieste della Commissione Ue, prevede che i 30 Mb dovranno essere garantiti a tutti gli utenti della zona; già specifica che le attuali tecnologie Lte non sono in grado di assicurare questo punto ma potrebbero riuscirci con l’evoluzione Lte Advanced (lanciata dagli operatori italiani a fine 2014).
Secondo il piano, l’Lte non dovrebbe avere un ruolo per i 100 Mb. Il fixed wireless broadband già offre invece i 30 Megabit nelle offerte residenziali (a prezzi analoghi alla fibra, 45 euro al mese), quindi potrà servire per coprire, con questa velocità, le aree meno urbanizzate. Future evoluzioni tecnologiche, dal 2015, consentiranno inoltre di toccare i 50 e i 100 Mb per utente. Il piano prevede un ruolo, anche se marginale, per questa tecnologia anche sui 100 Mb. Infine il satellite: il piano ne prevede un ruolo nelle aree più periferiche, per dare i 30 Mb (non i 100); ma a fronte di incentivi pubblici per coprire i costi della parabola.