Al Tribunale di Roma inizia l’era della giustizia elettronica

I ministri Brunetta e Alfano lanciano il programma Giustizia digitale: obbligo di Pec per le comunicazioni con gli avvocati e smaterializzazione degli atti depositati in cancelleria

Pubblicato il 17 Mar 2010

Il tribunale di Roma si avvicina a grandi passi verso la
digitalizzazione. Il ministro della PA e Innovazione, Renato
Brunetta e quello della Giustizia, Angelino Alfano, hanno lanciato
il programma di Giustizia
Digitale che verte su una piattaforma informatica sviluppata da
hoc.
“Il nuovo sistema consente di velocizzare il lavoro degli
operatori della giustizia, avvocati, cancellieri, rendendo più
sicure tutte le comunicazioni, di migliorare la qualità del lavoro
delle cancellerie, accorciare i tempi delle sentenze – spiega
Alfano -. In questo modo la serietà, la riservatezza e
l’imparzialità dei procedimenti vengono non solo mantenute, ma
rafforzate”.

Centrale nel programma Giustizia digitale è l’utilizzo della
Pec: le comunicazioni tra i magistrati o i cancellieri e gli
avvocati, relative al trasferimento di documenti o atti giudiziari
dal tribunale verso gli avvocati, avverranno esclusivamente tramite
la e-mail certificata. Nella prima fase di attuazione, però, sarà
possibile inviare tramite la Pec o, in alternativa, via fax gli
avvisi al difensore dell’udienza di Riesame o di Appello, gli
avvisi di eventuale differimento di data udienza, i dispositivi di
ordinanza che decide sul Riesame o sull’Appello, le motivazioni
del provvedimento adottato, la rimessione del procedimento nel
ruolo.
“Alla Posta elettronica certificata presto saranno affiancati
altri importanti progetti, tra cui il pagamento online dei diritti
di copia e la possibilità di scaricare dalla rete gli atti stessi
– annuncia Brunetta -. Tutto questo per andare sempre più nella
direzione della dematerializzazione degli scambi informativi: non
serviranno più tonnellate di carte e giorni di attesa ma sarà
sufficiente un solo click in tempo reale”.

In questo senso è stata istituita una commissione presso il
tribunale con lo scopo di rendere operativa la trasmissione di atti
e documenti per via telematica.

L’iniziativa prevede anche la digitalizzazione e la navigabilità
(e quindi l’uso interattivo) di tutti gli atti depositati presso
la cancelleria del Giudice per le indagini preliminari e riesame
del Tribunale di Roma, garantendo enormi risparmi di carta, toner e
tempo.

“Giustizia Digitale è stato messo in campo grazie al
coordinamento tra governo, Pubblica Amministrazione, Tribunale e
Avvocatura, individuando i comuni obiettivi da raggiungere in tempi
brevi e senza oneri gravosi – precisa ancora Brunetta -. Si è
messa in atto, insomma, una piccola ma rilevante rivoluzione
culturale”.

Il progetto si iscrive nel quadro delle iniziative previste dal
Protocollo di intesa firmato da Brunetta e Alfano siglato nel
novembre 2008.

“Si tratta di un successo di metodo come di sostanza – conclude
il ministro della PA e Innovazione -. Il metodo della fattiva
collaborazione tra tutte le componenti del mondo giudiziario deve
continuare, portando altri frutti preziosi. Mentre la sostanza deve
allargarsi, sia dentro il Tribunale di Roma sia negli altri
Tribunali d’Italia, e molto in questo senso è già stato
realizzato in quelli di Milano e di Venezia. Il programma di
Giustizia Digitale è costato molto poco: qualche centinaia di
migliaia di euro, non milioni. E le modifiche legislative
necessarie sono state solo dei ritocchi, apportati per decreto,
alla fine del 2009. Si tratta quindi di una soluzione facilmente
esportabile ovunque. Non abbiamo fatto la rivoluzione, certo, ma
forse qualcosa di più: abbiamo dimostrato che si può ottenere
molto con poco, se solo si mettono in campo conoscenze, capacità e
volontà. E lasciatemelo dire: se ce l’abbiamo fatta nel
Tribunale più grande d’Europa, e forse del mondo, non c’è
alcun motivo perché questa fondamentale innovazione organizzativa
non si possa replicare adesso in tutta Italia”.

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