“La rete in rame è dura a morire: ha una vita ancora molto lunga”. In una lettera aperta, Asati risponde a Raffaele Tiscar, vicesegretario generale di Palazzo Chigi, che ieri aveva detto che sul piano banda ultralarga “il Governo non può andare dietro ai piccoli azionisti di TI” evidenziando al contempo l’ipotesi di concedere a Telecom Italia un tempo ragionevole (10 anni-12 anni) per “liberarsi dal fardello della sua infrastruttura di rame”.
Per Asati “la rete in rame rappresenta un asset fondamentale non solo per Telecom Italia, ma per il Paese e che lo sarà sempre più in futuro, tenuto conto che, ad esempio, con la tecnologia G. Fast (che trova la sua collocazione ottimale in architetture FttDp – Fiber To The Distribution point) si potranno avere prestazioni massime, per distanze fino a circa 100 m, con velocità aggregate (download e upload), comprese addirittura tra 500 Mbit/s e 1Gbit/s – si legge in una nota – Queste architetture, sfruttando i cablaggi in rame esistenti negli edifici, possono consentire, in diversi casi, di ridurre tempi e soprattutto costi di deployment rispetto a un’architettura Ftth (Fiber To The Home) completamente in fibra ottica, pur consentendo di mantenere le prestazioni a livelli confrontabili. Per non parlare, poi, del vectoring Vdsl2 e ancor di più del Vdls3 che permettono, già oggi, di trasmettere in down link a 100 Mbit/s e, a breve, anche a 150-200 Mbit/s per clienti collocati entro 400 metri dal cabinet stradale”.
In questo contesto il modello regolamentare sulla rete di accesso messo a punto da Agcom si basa proprio sull’architettura Fttc e sta fornendo risultati positivi in termini concorrenziali, allineando il nostro Paese agli standard raggiunti negli altri Paesi europei più avanzati.
“La rete di accesso di Telecom Italia non costituisce, quindi, un fardello,da dismettere entro un decennio come afferma il dott. Tiscar, la rete in rame avrà durata sicuramente superiore ai 20 anni, bensì un’infrastruttura strategica, ripetiamo, per il Paese che andrebbe salvaguardata e non penalizzata con interventi governativi mirati a favorire la più costosa scelta architetturale Ftth con finanziamenti pubblici concessi per di più in un periodo di accentuata crisi economica e in palese contrasto con il principio di neutralità tecnologica, con il rischio anche di causare severe distorsioni del mercato – prosegue Asati – Tra l’altro ci risulterebbe che gli eventuali 12 Mil.di necessari per la costruzione di una rete Ftth sono solo a nostro avviso un’ipotesi molto ottimistica, come d’altro canto i 300 Mil.di del piano Junker per il quale risulterebbero disponibili ora solo 18 Mil.di per l’intera Ue”.
E i piccoli azionisti lasciano un appello a Tiscar. “Saremmo molto lieti se il dott. Tiscar accettasse un incontro costruttivo con noi per chiarire con maggiori particolari le nostre argomentazioni e allo stesso tempo lo invitiamo, con il consenso di TI, a visitare i nostri laboratori di TiLab a Torino dove si stanno anche studiando e sperimentando le nuove tecnologie su rame (TI, ricordiamo, è una delle pochissime aziende nazionali che fa ricerca e tutta in Italia!) dove si stanno anche studiando e sperimentando le nuove tecnologie su rame – dice l’associazione – Siamo convinti infine che le scelte Governative non possano prescindere dallo sviluppo tecnologico che di solito anticipa ampiamente sempre le scelte del regolatore”.