Indiscrezioni che si rincorrono, voci che si contraddicono, a testimonianza dell’importanza del dossier Metroweb per il futuro della banda ultralarga in Italia, e del peso di una questione che potrebbe segnare il futuro ‘digitale’ del Paese. Quello che sembra chiaro in questo momento è che la vicenda dell’eventuale cessione del 53,8% di Metroweb detenuto da F2i non abbia ancora preso una direzione univoca, e che le forze in campo si stiano ancora misurando in attesa che una possa prevalere sulle altre.
La voce che si era diffusa in mattinata era che il dossier Metroweb sarebbe finito sul tavolo di F2i e affrontato dal management del fondo nell’arco del primo trimestre 2015. A sostenerlo era una “fonte a conoscenza dei fatti” citata dall’agenzia Mf Dowjones. Ma in serata un’altra fonte, parlando questa volta con l’AdnKronos, ha imposto una sterzata alla vicenda, sostenendo che il dossier non sarà esaminato dal board di F2i entro la fine del 2014, e probabilmente nemmeno entro il primo trimestre del 2015.
F2i è chiamato a decidere se dismettere, e se sì in che proporzioni, la propria quota del 53,8% nella società della banda larga. Nelle scorse settimane al board di F2i erano giunte diverse manifestazioni di interesse, tra le quali quelle formulate da Telecom Italia e da Vodafone, che in questa fase preliminare non avrebbero però ancora fatto alcun riferimento né al prezzo né alla strategia industriale in virtù della quale propongono l’acquisizione.
Dal versante F2i è finora emerso che se il fondo dovesse decidere di vendere, lo farebbe attraverso una gara. Ma se l’operazione entrasse nel vivo ci sarebbero da considerare le norme Antitrust, dal momento che una eventuale acquisizione causerebbe un mutamento degli equilibri del possesso della rete, con il rischio della creazione di un soggetto con una posizione dominante.
Anche a questo scenario farebbe riferimento la lettera che Vodafone ha inviato a fine novembre all’Autorità garante della Concorrenza, chiedendo che venga assicurata una gestione neutrale e indipendente della rete. L’idea di Vodafone è che qualora F2i dovesse cedere la sua partecipazione in Metroweb, l’unica soluzione sarebbe l’ingresso degli operatori alternativi interessati nell’azionariato della società.
Intanto sul dossier Metroweb, anche in virtù dell’importanze che riveste per lo sviluppo della banda ultralarga nel Paese, guarda con attenzione anche Palazzo Chigi. Uno degli obiettivi del Governo è quello di creare una rete nazionale in fibra ottica ultra larga, con una potenza di 100 megabit. E Metroweb rappresenterebbe nella strategia di Matteo Renzi il soggetto ideale per poter realizzare questo progetto e colmare il gap che l’Italia ha nei confronti degli altri Ue, in vista dell’implementazione del piano nazionale sull’ultrabroadband in consultazione pubblica fino al 20 dicembre.
Metroweb è la società proprietaria della rete metropolitana in fibra ottica più estesa d’Europa, quella di Milano, e sta cablando anche Genova, Bologna e Torino (per le quali ha già l’assicurazione di fondi Bei per gli investimenti).
Oggi Metroweb è considerata il fulcro di quella che potrebbe diventare la società della rete, di quella del futuro, in Italia, in una “soluzione di sistema” vista con favore da alcuni dei principali soggetti del settore, come Fastweb e Wind, che vorrebbe partecipare con Infostrada. Una prospettiva che potrebbe essere facilitata da una presenza ‘pubblica’ quale quella del Fondo Strategico Italiano (controllato all’80% da Cassa Depositi e Prestiti e al 20% dalla Banca d’Italia) cui fa capo l’altro 46,2% della società.
Nel capitale di Metroweb compare anche uno dei principali operatori attivi nella fibra in Italia, cioè Fastweb, che controlla il 10,6% del capitale di Metroweb Milano, e che conta su una clausola di lock up fino al 2017: l’operatore che fa capo a Swisscom potrebbe essere interessato a crescere, qualora sul nucleo di Metroweb fosse costituita una società di sistema più ampia, come negli auspici degli olo.