Il 2015, con molta probabilità, si appresta a diventare un anno dedicato ai wearable in ogni loro forma, soprattutto smartwatch e wristband, anche se la sottile linea tra l’uno e l’altro sta diventando sempre più labile, con la tendenza a raccogliere queste funzioni in un solo oggetto.
Attualmente la frammentazione tra i vari wearable in circolazione è ancora grande, diversi sistemi operativi e funzioni, con suddivisioni che le dividono in due classi, la prima in cui si trovano device a poco costo e la successiva con dispositivi più complessi e cari che offrono anche funzionalità aggiuntive.
Le grandi case come Apple, Google, Micrososft e Samsung, si sono immerse del tutto in questo business, approntando delle piattaforme per gestire le informazioni che vengono dai loro, ma anche dagli altri device, sostanzialmente abbiamo: l’HealthKit della Apple, il SAMI della Samsung, il Google Fit e il Microsoft Healthvault.
Tutte queste architetture di monitoraggio continuo dei parametri vitali degli utenti, vengono utilizzate per registrare i dati attraverso l’uso di smartphone e device indossabili, che in seguito le salvano su un sistema cloud.
E’ chiaro che un problema potenziale, scaturito da queste piattaforme, è proprio la gestione della privacy, riguardo a ciò negli Stati Uniti l’agenzia FTC (Federal Trade Commission) vuole essere certa che i dati biometrici degli utenti non vengano ceduti o venduti a soggetti terzi, ed ha chiesto approfondimenti alla Apple, la quale comunque ha già spiegato ampiamente nella sua esaustiva policy sulla privacy che, tuttora, non cede dati sensibili sui suoi consumatori.
La differenza che c’è tra fitness ed health sta tendendo ad essere sempre più sottile, non a caso quest’ estate Blomberg parlava delle trattative in corso tra Cupertino e due grosse società di assicurazione americane, con le quali si stava provando ad inserire l’HealthKit e l’Apple Watch tra i dispositivi ammessi per monitorare la salute di dipendenti e dirigenti presso le grandi aziende, per risparmiare dollari sulle polizze vita e salute, è chiaro quindi che questi device nel futuro aiuteranno sempre di più la sanità.
Analizzando dei report della Juniper Research si possono estrapolare alcuni dati interessanti, tra cui il fatto che i dispositivi fitness in uso nel 2014 sono circa diciannove milioni; essi continueranno a dominare presumibilmente il mercato, triplicando il loro numero nei prossimi tre anni.
Le piattaforme, i dispositivi, i software e le EHR (cartelle cliniche elettroniche) convergeranno in quello che viene chiamato eHealth, ovvero le soluzioni informatiche e tecnologiche applicate alla salute ed alla sanità, che tra l’altro potrebbe diventare un grande opportunità per rinnovare lo stesso settore sanitario nazionale, ne è la dimostrazione il recente interesse da parte del governo italiano che deve accelerare sulle riforme in tale settore, per accogliere le nuove e future evoluzioni che avverranno in questo campo.
Infatti, basta uscire fuori dall’Italia e si evince che proprio le EHR consentiranno (tra il 2014 e il 2019) un risparmio sui costi per il settore sanitario globale di settantotto miliardi dollari. La professione medica si affiderà sempre di più alle EHR per sostenere elementi disparati della salute digitale, esse forniranno il ‘collante’ tra i device, gli stakeholders e le cartelle cliniche, in un futuro ambiente sanitario completamente connesso, tuttavia, è pur vero che gli sviluppi positivi sono controbilanciati, dal fatto, per esempio, che devono essere su misura per ciascuna regione geografica. Di sicuro le nuove problematiche e le sfide sono molte e la nostra privacy in qualche modo ne sarà coinvolta, ma i vantaggi che ne potrebbero arrivare dovrebbero colmare tutti i futuri svantaggi.