Spazio, Benamati: “Un trampolino per la ripresa”

Parla il parlamentare Pd e fondatore dell’intergruppo parlamentare dedicato al settore: “Puntiamo a sostenere un mercato strategico per l’occupazione e l’economia”

Pubblicato il 01 Gen 2015

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Nel settore Spazio lavorano in Italia circa 6mila tra addetti e ricercatori. Oltre 120 aziende, che per la maggior parte sono Pmi a contenuto innovativo. Per un fatturato complessivo di circa 1,45 miliardi. “Si tratta di un’eccellenza italiana – afferma Gianluca Benamati, deputato del Pd e tra i coordinatori dell’intergruppo parlamentare per lo Spazio – in cui il nostro Paese gioca un ruolo fondamentale in Europa, per la propria presenza nel settore e per la qualità dei risultati raggiunti”.
Il consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha approvato il programma di sviluppo di una nuova generazione di lanciatori europei, tra i quali l’italiano Vega. Come giudica questo risultato?
È senza dubbio un successo italiano. Si tratta di un programma europeo in cui l’Italia ricopre un ruolo determinante e di traino sia per lo sviluppo del vettore sia per le tecnologie di controllo e di comando. Per spiegare il senso di questo successo basti dire che Paesi con più risorse, come la Germania, non hanno sviluppato finora soluzioni di questo tipo.
Cosa rappresenta lo Spazio per l’economia Italiana?
Per valutarlo bisogna tenere presenti due grandi temi: da una parte l’occupazione diretta, che nella maggior parte dei casi è altamente qualificata, in un campo che genera ancora oggi un volume d’affari importante. E poi le ricadute sul tessuto produttivo nazionale in termini di indotto. Si tratta di un settore che può fare da traino per lo sviluppo scientifico e tecnologico del resto del sistema industriale del Paese, una sorta di realtà di punta, di eccellenza, necessaria per lo sviluppo dell’Italia. Il nostro Paese oggi gioca in questo campo un ruolo fondamentale in Europa, è molto considerato dagli altri Paesi e dalla comunità scientifica internazionale. E non è soltanto una questione di presenza finanziaria e di quantità dei contributi, ma prima di tutto di qualità dei risultati e delle attività.
E se guardiamo al futuro che ruolo vede per il settore?
Serve una riflessione, anche industriale. Come intergruppo abbiamo presentato in legge di stabilità un emendamento, accolto dal Governo, in cui si lascia invariato il bilancio dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) nel 2015, e prevede un aumento di 60 milioni di euro per il 2016 e ulteriori 170 milioni fino al 2020, oltre ai 509 milioni di finanziamenti già previsti. È anche questo un risultato concreto, per affermare che l’Italia deve continuare ad avere l’ambizione di essere protagonista dello spazio. Il tema è quello di utilizzare al meglio le risorse disponibili anche in tempo di crisi, con la soddisfazione per il terzo posto in questo campo in Europa, e l’ambizione di guadagnare posizioni.
Quale prevede che possa essere in questa cornice il ruolo di Finmeccanica?
Finmeccanica sta definendo il suo piano industriale. E sono convinto che sulle attività spaziali proprio la dimensione dei finanziamenti e la stabilizzazione di un programma pluriennale del Governo che conferma di voler mantenere il proprio ruolo internazionale, potrà dare a Finmeccanica tutti gli elementi utili per programmare il proprio sviluppo in questo settore. Di sicuro mi attendo che le riflessioni di Finmeccanica siano consequenziali all’orientamento del governo.
Asi è reduce da una pesante crisi d’identità. Che ruolo avrà?
È centrale, perché rimane lo strumento più importante per l’indirizzo di settore in Italia. Lo Stato non può che essere uno dei primi partner in questo genere di ricerca. Le vicende del recente passato hanno messo in discussione ruolo e credibilità del’Asi. Ma è anche vero che oggi la situazione si evolve e positivamente. Il presidente Battiston sta lavorando per far riacquistare all’Agenzia spaziale italiana la credibilità interna e internazionale che deve avere, riportando l’agenzia a essere un punto di raccordo tra le esigenze scientifiche in senso stretto e le realtà economiche e industriali. È chiaro che un più efficace coordinamento nel settore sarebbe auspicabile, perché non è normale che ci siano tre ministri che si giocano continuamente la palla in questo campo.
Come è nata la decisione di dare vita a un intergruppo parlamentare?
Oggi siamo 32 deputati e 21 senatori di diverse provenienze politiche, e ci siamo dati l’obiettivo di dare visibilità e sostegno al settore, stabilire un dialogo con gli attori istituzionali e industriali e cooperare con il governo e i ministri interessati sugli indirizzi strategici.
Che iniziative avete in programma per il futuro?
Vogliamo organizzare, a gennaio, un momento di riflessione aperto alla politica, al mondo scientifico, a quello delle associazioni e ai cittadini, per illustrare la nostra visione di questo settore. Un luogo di discussione per chiarire i benefici che il sistema Spazio porta al Paese, e comunicare qual è lo sviluppo scientifico e tecnologico che vogliamo dare alle nostre attività spaziali per il futuro. Deve essere ben chiaro, anche ai cittadini che sono lontani da questo campo, che non stiamo buttando via i soldi, ma stiamo cercando una strada per lo sviluppo del Paese. Questo mondo deve riuscire ad aprirsi di più, per questo è importante la divulgazione, un campo in cui anche il nostro intergruppo può fare la sua parte.

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