TELECOM ITALIA

Ngn, Recchi: “Il 2015 sarà l’anno della svolta”

Il presidente di Telecom Italia: “E’ in atto la quarta rivoluzione industriale, quella dell’Internet of things. Decisivo adeguare alle nuove esigenze le infrastrutture su cui viaggiano i dati”

Pubblicato il 23 Dic 2014

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Il Presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, ritiene che il 2015 possa essere “un anno di svolta epocale” per il settore delle tlc in Italia, grazie allo sviluppo e alla progressiva diffusione delle reti di trasmissione di nuova generazione. In un’intervista concessa a La Stampa, il top manager ha infatti ricordato che “la richiesta di connettività per trasportare sempre più dati a grande velocità sta aumentando a ritmi esponenziali, cambiando a sua volta il business model del settore”. Una sfida per la quale “sarà decisivo adeguare alle mutate esigenze le infrastrutture su cui dati e informazioni viaggiano”.

Recchi definisce il momento di trasformazione in atto “la quarta rivoluzione industriale. Quella dell’automazione intelligente, dell’internet of things” e spiega che sembra di trovarsi “alla fine degli anni ’40, quando le autostrade fecero compiere un balzo in avanti al nostro Paese. Ora toccherà alle nuove autostrade tecnologiche accelerarne la modernizzazione, creando nuove opportunità e posti di lavoro”.

Se Telecom Italia nel Piano industriale 2014/2016 ha pianificato 3 miliradi l’anno di investimenti in Italia per sviluppare le reti Ngn, perché tale sforzo possa trasformarsi in opportunità per il Paese occorre una comunione d’intenti con la politica. “Per la prima volta da tanti anni c’è una condivisione di obiettivi” tra operatori privati e classe politica, riconosce Recchi, che ricorda anche come molti degli obiettivi tracciati dall’Agenda Digitale siano oggi ampiamente alla portata. L’Italia resta però indietro rispetto alla media Ue per acquisti online e utilizzo domestico di reti internet. Per ottenere un quadro favorevole agli investimenti, il presidente di Telecom torna a chiedere all’Esecutivo “regole chiare e certe, che non cambino magari pure con effetto retroattivo” e “scelte che stimolino a usare le tecnologie digitali”.

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