Riordino dello spettro radio, il governo mette a segno un punto.: con l’emendamento alla Legge di stabilità che affronta il tema delle frequenze “interferenti” con i Paesi confinanti. Al centro, la gestione delle Tv locali, nodo strategico per l’Italia che vanta in questo campo un record mondiale: sono 600 le piccole emittenti sparse nel Paese. Per la prima volta viene attivata una leva che consente di invertire il processo che ha generato il “monstre” italiano in materia di frequenze radiotv.
Con l’emendamento passa infatti il concetto che la frequenza, al contrario di quanto è successo fino a oggi, non sia più un asset negoziabile: nello scenario che l’operazione lascia intravedere lo Stato non sarà dunque più costretto a pagare per tornare in possesso di un bene pubblico. Per permettere la prosecuzione dell’attività alle Tv locali costrette a “traslocare” dalle frequenze interferenti, sono stati infatti individuati due canali, 58 e 60 (nella banda 700 Mhz), appartenenti alla “collezione deluxe” del patrimonio spettrale italiano perché assegnate al nostro Paese da Ginevra.
Le due frequenze verranno assegnate con bando di gara per un numero di anni in linea con quanto indicato dall’Europa per ‘assegnazione della banda 700 Mhz alle Tlc mobili (la data indicata dal piano Lamy è il 2020 con margine dal 2018 al 2022). Stavolta però non a emittenti, ma a operatori di rete che potranno così trasportare il segnale delle emittenti “sfrattate” dalle frequenze interferenti. Vincerà l’operatore in possesso di determinati requisiti tecnici e, a parità di requisiti, sarà avvantaggiato l’operatore di rete locale. In ogni caso, anche se a vincere sarà un operatore nazionale, sarà obbligato a trasportare contenuti locali. Il governo dunque vede “lungo” per tentare di evitare nuovi caos nelle future assegnazioni di frequenze. L’altro bando previsto dall’emendamento riguarda i fornitori di contenuti: le “fortunate” emittenti che detengono frequenze assegnate all’Italia da Ginevra (dunque non “interferenti”) – è il caso per esempio di alcune Tv del nord est – dovranno affittare capacità trasmissiva a aziende fornitrici di contenuti che siano però in grado di rispondere a determinati requisiti (numero di ore dedicate all’informazione, numero di giornalisti ecc). Per la prima volta il contenuto editoriale viene messo al centro del sistema.
L’operazione completa la seconda parte della strategia per la razionalizzazione dello spettro, dopo la liberazione delle frequenze interferenziali con l’estero, che in Italia coinvolgono 76 televisioni locali. Al termine del percorso verrà preso in considerazione il resto del progetto di razionalizzazione, pensando anche alla riassegnazione delle frequenze inutilizzate.