Milleduecento unità in tre anni: un programma di assunzioni
ambizioso e strategico per il gruppo Almaviva, specializzato in
informatica e call center. “Abbiamo scelto di andare in
controtendenza perché questo è il momento ideale per assumere”,
spiega a Repubblica Roma l’amministratore delegato Marco Tripi.
“Grazie alla crisi c’è meno concorrenza nella scelta del
capitale umano e questo permette di selezionare i professionisti
migliori presenti sul mercato”.
Il programma di assunzioni è partito dal 2009 e si chiuderà nel
2011. In particolare, “Nel corso di quest’anno intendiamo
integrare nella nostra forza lavoro 410 persone, 360 delle quali su
Roma”, spiega Tripi. “L’80% di loro ha un elevato profilo
professionale, principalmente ingegneri, matematici e fisici; il
restante 20% è invece costituito da diplomati”. Dal punto di
vista contrattuale, metà sarà composta da professionisti con
un’esperienza lavorativa pluriennale alle spalle e “per loro è
prevista l’assunzione diretta a tempo indeterminato”; l’altra
metà sarà inserita con “forme di praticantato da tradurre
rapidamente in contratti stabili”.
Quanto ai progetti su cui le nuove risorse saranno impegnate, “il
loro apporto sarà distribuito su tutta l’attività del
gruppo”, continua Tripi, “dalle telecomunicazioni
all’informatica, e dovunque ci sarà una particolare attenzione
all’innovazione tecnologica”. Nella selezione delle nuove leve,
Almaviva si avvarrà anche di partnership con accademie e centri di
ricerca: l’azienda ha firmato accordi con l’Università Roma3 e
con quella di TorVergata, per accedere alle risorse intellettuali e
alle eccellenze migliori.
“Siamo convinti che questo sia un momento propizio, sia per
selezionare le professionalità che per conquistare quote di
mercato lasciate libere da altre aziende a causa della crisi”,
sottolinea Tripi.
Almaviva, insomma, crede ancora nella crescita, ma non dimentica
“che i problemi ci sono e sono gravi: primi tra tutti il ritardo
nei pagamenti e il sistema di gare pubbliche assegnate al massimo
ribasso che sono una minaccia per aziende abituate a lavorare con
standard qualitativi elevati”.