F2i, tre mesi per sciogliere il “nodo” Metroweb

Secondo quanto riferisce Reuters, citando una fonte vicina al dossier, non si andrà oltre la primavera, nonostante lo slittamento dei tempi per “prenotare” gli incentivi fiscali per chi investe in fibra

Pubblicato il 14 Gen 2015

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Dureranno non più di tre mesi, anzi forse meno, le trattative per l’eventuale cessione a Telecom Italia o Vodafone della quota, di maggioranza (il 53,8%), detenuta dal fondo F2i in Metroweb. Lo riferisce Reuters, citando una fonte a conoscenza del dossier e spiegando che la tempistica è legata alla procedure previste per gli incentivi fiscali decisi dal governo per chi investe in fibra.

Il recente decreto mille proroghe ha spostato al 31 marzo il termine per prenotare gli incentivi presentando i piani di investimento nella rete in fibra. E’ chiaro, continua la fonte, che queste modalità impongono agli operatori coinvolti nell’eventuale acquisto, “di sapere se dovranno fare riferimento solo ai propri asset o aggiungere anche la rete di Metroweb e come quest’eventualità incida sui conti”.

Telecom Italia e Vodafone hanno avanzato delle manifestazioni di interesse a F2i e fatto incontri tecnici anche questa settimana. Ma i patti parasociali che regolano la governance di Metroweb, e l’interesse di una parte del governo a fare di questa società il nocciolo duro della nuova rete a ultrabanda, rischiano di far slittare i tempi.

Innanzitutto c’è il diritto di veto che al momento dell’ingresso di F2i è stato riconosciuto a Fastweb, controllata italiana del gruppo Swisscom. Secondo alcuni, la clausola varrebbe solo per la controllata Metroweb Milano, dove è presente Fastweb. Ma secondo altri va estesa alla capogruppo. I manager di quella compagnia preferirebbero una cessione a Telecom piuttosto che a Vodafone. “Fastweb non vorrebbe certo ritrovarsi con un nuovo e temibile concorrente nella telefonia fissa”, dicono quasi sovrapponendosi due diverse fonti a conoscenza del dossier. Fastweb contattata ribadisce di non avere posizioni ufficiali al riguardo.

Alla partita Metroweb, nel cui capitale Cdp ha una quota attraverso il Fondo strategico, sta molto attento anche il governo che vuole estendere la copertura in fibra dell’Italia. L’uomo per le telecomunicazioni del presidente Matteo Renzi, il vicesegretario generale di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar, vuole che Metroweb diventi il nucleo aggregante della società per la rete di nuova generazione, quella solo in fibra. Quindi una società in cui siano presenti tutti gli operatori.

Una nuova riunione del team a cui partecipano anche il presidente della Cdp, Franco Bassanini e Yoram Gutgeld, altro esperto governativo, dovrebbe esserci lunedì 19. Il terzo scenario considerato, si legge nell’indagine conoscitiva sull’ultrabanda condotta insieme da Antitrust e Agcom e conclusa a novembre 2014, contempla la costituzione di un’impresa comune (joint venture) per lo sviluppo e la gestione della rete in fibra fino al cliente. Tuttavia, si tratta di un progetto soggetto a non poche incertezze, dicono le stesse autorità.

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