Piano Ngn, Turi (Fiom): “Bandi e copertura investimenti i nodi da sciogliere”

La segretaria nazionale dei metalmeccanici della Cgil: “Il piano del governo è opportunità da cogliere, ma bisogna chiarire come si mobilitano le risorse dei privati”. E sulle gare: “Tenere in considerazione qualità e quantità dell’occupazione delle aziende beneficiarie di contributi pubblici”

Pubblicato il 16 Gen 2015

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“Il piano per la banda ultralarga presentato dal Governo deve essere opportunità da cogliere per il rilancio dell’industria Ict nel nostro Paese. E proprio per questo vanno al più presto sciolti alcuni nodi fondamentali. Prima di tutto quelli politici”. Roberta Turi, segretaria nazionale Fiom-Cgil, spiega a con CorCom cosa si aspetta il sindacato dalla strategia messa in campo dal governo, all’indomani dell’incontro presso il ministero dello Sviluppo economico che ha visto protagonisti governo e sindacati.

A che nodi politici si riferisce?

In particolare al ruolo di Telecom Italia. Un’azienda che, a partire dalla privatizzazione, ha visto aumentare il suo debito in maniera esponenziale e rallentare gli investimenti. Questa situazione ha determinato uno stallo inaccettabile sullo sviluppo delle nuove reti. Tramontata l’ipotesi di una societarizzazione della rete è, dunque, necessario un intervento della politica per cambiare tendenza anche alla luce della sorte di Metroweb, la quale potrebbe giocare un ruolo chiave nel processo di infrastrutturazione del Paese.

Il piano banda ultralarga prevede 6 miliardi di risorse pubbliche e ne auspica altrettante private. Lei che idea si è fatta di questo impegno? Può bastare?

Si tratta di un piano certamente ambizioso che, se attuato, potrebbe rilanciare crescita e occupazione in Italia. Ma dal nostro punto di vista permangono sulla copertura dell’investimento privato. Come pensa di intervenire il Governo sugli operatori per incentivare gli investimenti necessari? È necessario, inoltre, un coordinamento con le Regioni, dato che la maggior parte dei fondi transiteranno per questi enti. Infine chiediamo che sia assicurato monitoraggio continuo dell’attuazione della strategie. Altro punto dolente è quello dei bandi.

Ovvero?

Finora i bandi Infratel, soprattutto quelli relativi alle aree bianche, sono stati realizzati tramite gare al massimo ribasso con ricorso massiccio al subappalto e, di conseguenza, a lavoro illegale. I bandi, dovrebbero tenere in considerazione qualità e quantità dell’occupazione delle aziende beneficiarie di contributi pubblici.

Il piano fa esplicito riferimento all’offerta economicamente più vantaggiosa come parametro per i nuovi bandi. Questo non potrebbe rappresentare un deterrente?

Si tratta certamente di un passo avanti fondamentale, ma il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa negli appalti, dovrebbe prevedere anche l’origine delle forniture. In altre parole gli operatori dovrebbero essere indirizzati a fornirsi presso aziende con una presenza significativa di R&S e produttiva in Italia sia sul fronte degli apparati di rete sia su quello software. L’industria italiana dell’Ict soffre il dumping generato dalla presenza di aziende che producono altrove con un costo del lavoro bassissimo. In questi anni il dumping è stata la causa della perdita di posti di lavoro qualificati. Si tratta di un fenomeno da affrontare con decisione se non vogliamo perdere anche quelli rimasti.

Come agirà la Fiom nei prossimi mesi?

La Fiom intende incalzare il Governo rispetto alla realizzazione del piano. In questi ultimi mesi il paese ha continuato a perdere occupazione qualificata in aziende dell’Ict strategiche per il futuro del paese a causa dell’assenza di una politica industriale e di interventi pubblici. Per questo auspichiamo che il piano per la banda ultra larga non diventi una delle tante promesse mancate.

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