Non c’è accordo a Palazzo Chigi su quale sia la strada migliore per portare a termine il pino di investimenti sulla banda larga. Ma le posizioni in campo sarebbero a questo punto ben definite, almeno stando alle anticipazioni pubblicate oggi dal Sole24ore, che parla di uno “scontro” che si sarebbe consumato ieri durante il vertice a cui hanno preso parte il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, il consulente del premier Yoram Gutgeld, il vicesegretario generale della presidenza del Consiglio Raffaele Tiscar e Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti.
Da una parte ci sarebbe così l’orientamento di Raffaele Tiscar, che pensa a una “Società della rete” che diventerebbe il veicolo per lo sviluppo della banda larga in Italia, che sia a conduzione pubblica attraverso Cassa depositi e prestiti, che attraverso la maggioranza nel fondo F2i controlla Metroweb, e che veda la partecipazione di tutti gli operatori interessati, concedendo a Telecom Italia l’opzione per salire con gradualità al 51%, rispettando certe condizioni.
L’altra possibilità in campo, che non troverebbe invece opposizioni pregiudiziali da Yoram Gutgeld, né da Andrea Guerra, che ieri non era però presente al vertice perché impegnato a Davos con Matteo Renzi, è quella che Telecom possa salire da sola al 51% di Metroweb, con un investimento importante (il valore della società si aggirerebbe attorno ai 500 milioni di euro). Il timore principale di chi non vede di buon occhio questa ultima soluzione, secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore, sarebbe quello che, una volta venduta la maggioranza di Metroweb a Telecom, la società guidata dall’ad Marco Patuano possa non effettuare gli investimenti necessari per la digitalizzazione del Paese sulla banda ultra-larga. Dal canto suo Telecom per dimostrare la serietà dei suoi intenti e diradare questi dubbi Telecom sarebbe disponibile a inserire il programma degli investimenti nei patti parasociali, e a garantire l’equivalence of input, cioè la parità di accesso agli altri operatori.
In campo ci sarebbe anche una soluzione di mezzo, mentre proprio ieri, se da una parte il presidente di Cdp Franco Bassanini non si è espresso nel merito, il sottosegretario Giacomelli si sarebbe impegnato a favorire una mediazione tra le possibilità in campo. In ballo ci sarebbe anche il modello “put and call”, che prevederebbe di cedere a Telecom quote minori man mano che gli investimenti vengono effettuati. Nell’incontro si sarebbe valutata anche la proposta di Vodafone, che invece sarebbe intenzionata a entrare con una soluzione “condominio” ossia con una sola rete su tutto il territorio e l’apporto di tutti gli investimenti fatti dagli operatori nella fibra ottica.
Sullo sfondo rimane la “soluzione sistemica” proposta dall’amministratore delegato di Wind Maximo Ibarra secondo cui vanno garantiti “la parità di accesso alla rete e lo sviluppo della rete a banda larga sull’intero territorio nazionale”.
L’obiettivo delle riunioni a Palazzo Chigi, che proseguiranno nelle settimane a cadenze regolari, con un incontro già fissato per la prossima settimana, è monitorare lo stato di attuazione delle politiche del Governo sulla banda larga, dopo che l’esecutivo ha mobilitato più di sei miliardi di euro tra fondi europei regionali e per lo sviluppo e coesione, e vigilare che non si verifichino battute d’arresto in vista del raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020.