WEF 2015

Davos, Recchi: “Da Telecom 3 mld di investimenti, ma servono regole chiare”

Il presidente della compagnia al Wef 2015: “Necessario un forte coordinamento fra obiettivi politici e regolamentazione per spingere le Ngn. Bene il governo sul piano banda ultralarga”

Pubblicato il 22 Gen 2015

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Telecom Italia, “con i suoi 3 miliardi di investimenti l’anno programmati per il prossimo triennio, è la prima azienda per investimenti in Italia”. Ma per investire servono regole chiare e certe. Lo ha affermato il presidente del gruppo italiano Giuseppe Recchi, a Davos per partecipare ai lavori del World Economic Forum, che ha anche ricordato che l’obiettivo del gruppo èquello di realizzare una rete diffusa per il paese di ultra broadband.

“Il piano del governo che stanzia oltre 6 miliardi ”è finalmente un buon lavoro” ha detto Recchi spiegando che questo prevede anche una differenziazione di interventi a seconda delle aree di diffusione di internet. “Per realizzare la rete ultra broadband e soddisfare gli obiettivi dell’agenda digitale sono necessari grandi investimenti”, ha detto il presidente di Telecom. Ma, ha voluto rimarcare, “per investire servono regole chiare e certe e il coordinamento fra obiettivi politici e regolamentazione”. Quello del governo, ha aggiunto Recchi, “è finalmente un buon lavoro. Anche perché la filosofia scelta sembra condivisibile per un processo che gli operatori richiedono veloce ma differenziato a seconda del territorio”.

“L’Italia – ha spiegato Recchi è stata divisa in 4 zone: la prima è quella a totale successo” nella quale gli investimenti hanno un ritorno e la concorrenza è libera, la quarta è quella a ”totale fallimento” dove nessuno investirebbe e si prevedono quindi sussidi. Tra questi due estremi le altre due aree dove un mix di sussidi e agevolazioni fiscali crescenti regolano il processo di crescita delle reti ultraveloci. Sarà comunque importante, ha aggiunto, “che il processo avvenga per passaggi successivi e che la rete venga potenziata e sviluppata guardando alla domanda reale e allo sviluppo progressivo delle tecnologie”.

Nessun approccio drastico dunque, ha spiegato, che vuole la rete in fibra in ogni casa, laddove magari non è richiesta. Anche perche un intervento del genere costerebbe intonro 35 miliardi. Un piano ”mirato” quindi, che porti la rete veloce dove è richiesta e per il quale servirebbero circa 8-10 miliardi.

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