Portugal Telecom, la vendita ad Altice al vaglio dell’assemblea

All’ordine del giorno l’operazione con cui Oi cederà le attività portghesi al gruppo francese. Ma il gruppo carioca non potrà votare. Sul piatto 7,4 miliardi di euro

Pubblicato il 22 Gen 2015

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Si dovrebbe concludere oggi la cessione degli asset di Portugal Telecom ad Altice a meno che non ci siano ulteriori ritardi. “Se Altice acquisterà PT Portugal, riteniamo che lo scenario base di rialzo per il titolo sarà del 40%, se riesce anche a rilevare Bouygues Telecom attraverso Numericable-Sfr, il margine di upside salirà al 64% nel 2018″, spiega Gary Paulin di Aviate Global.

Oi, non potrà votare all’assemblea di Portugal Telecom. Il presidente dell’assemblea, Antonio Menezes Cordeiro, ha detto che Oi non voterà perchè, secondo la legge portoghese, è in conflitto di interessi. Cordeiro nei giorni scorsi ha detto di essere contrario alla cessione e che la fusione PT-Oi va annullata. L’operazione è condizionata al via libera dei soci di Portugal Telecom, di cui Oi è il terzo azionista con il 10% del capitale, preceduto da Novo Banco (12,6%) e Ongoing (10,05%).

Il via libera darebbe un’accelerazione al consolidamento tra operatori telefonici in Brasile, dove Telecom Italia controlla Tim Brasil.

Il 9 dicembre 2014 consiglio di amministrazione dell’operatore brasiliano Oi ha approvato la vendita di Portugal Telecom al gruppo Altice che fa capo all’uomo d’affari franco-israeliano Patrick Drahi (e che quest’anno ha già realizzato, tramite la controllata Numericable, l’acquisizione dell’operatore mobile francese Sfr). Il valore dell’operazione ammonta a 7,4 miliardi di euro; include cassa e dividendo e anche le attività in Ungheria di Oi. Il valore della vendita, inoltre, comprende una clausola di “earn-out” di 500 milioni. Il prezzo finale che Drahi pagherà per gli asset portoghesi e ungheresi di Oi potrebbe essere ritoccato al momento del completamento della transazione.

La cessione riguarda tutte le azioni di Portugal Telecom che però, prima della vendita, dovrà scorporare le sue partecipazioni in Africatel, Timor Telecom e Rio Forte Investments, oltre a parte del debito. Rio Forte Investments è inoltre oggetto di uno scambio azionario con Portugal Telecom, nell’ambito del quale l’asset sarà scambiato con azioni Oi. L’operazione con Altice è subordinata all’approvazione dei soci di Portugal Telecom, che saranno presto convocati per un’assemblea, oltre che al via libera del regolatore brasiliano.

Sull’operazione si era però abbattuta la scure del presidente dell’assemblea di PT Sgps che il 9 gennaio aveva proposto al consiglio d’amministrazione di cancellare il voto sulla vendita degli asset portoghesi di Oi, affermando che l’accordo per la fusione tra Oi e PT è non è valido. In una lettera datata 6 gennaio, Antonio Menezes Cordeiro diceva che una nuova assemblea dovrebbe essere convocata con due punti all’ordine del giorno: mettere fine alla fusione con Oi o approvare la vendita delle attività portoghesi al gruppo Altice. Secondo Menezes Cordeiro, il contratto per la fusione poteva essere risolto perché PT Sgps era in stato di default dopo l’accordo per cedere gli asset portoghesi. Lo stato di default avrebbe permesso a PT Sgps di risolvere il contratto, per la legge portoghese e quella brasiliana”, scriveva il presidente dell’assemblea.

A questo rilievo, il Grupo Oi aveva risposto definendo “irreversibile” la fusione dell’operatore con Portugal Telecom Sgps, accantonando ogni ipotesi di annullamento dell’accordo e di conseguenza spingendo sull’intesa con Atice per le vendita degli asset portoghesi considerata. “E’ la migliore opportunità per garantire il futuro sostenibile a PT e a Oi“, sottolineava il gruppo do Tlc.

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