I lavoratori dei call center di Telecom Italia bocciano l’intesa raggiunta il 18 dicembre 2014 tra azienda e sindacati di categoria. L’accordo prevedeva che, fino al 2017, i call center non sarebbero stati “scorporati” in una società a sè stante e che sarebbero rimaste aperte 41 sedi su 52 e non più 39 come, previsto nel testo del 2 dicembre non condiviso dalla Slc Cgil. Per i lavoratori delle 11 sedi da chiudere era prevista la ricollocazione in altri settori oppure il trasferimento in sedi distanti non più di 40 chilometri dall’originaria.
Al referendum hanno partecipato circa 8mila dipendenti, cioé l’87% dei lavoratori: l’intesa è stata bocciata con 4.266 voti contrari e 3.259 sono stati i favorevoli. “Prendiamo atto – commenta Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil – dell’esito democratico del referendum, ora vogliamo capire da parte aziendale come si procederà visto che il rischio di societarizzazione è ora sempre più reale. Siamo inoltre preoccupati per il contesto difficile che vive il settore dei call center in Italia. Da parte nostra ci sara’ il massimo impegno a operare per il mantenimento dei livelli occupazionali e del perimetro aziendale”.
Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil, si dice soddisfatto dell’alta partecipazione dei lavoratori al voto ma precisa: “Ora bisogna convocare un coordinamento con le Rsu per capire le ragioni che hanno portato i lavoratori a votare in questo modo”
“Le segreterie nazionali di Slc, Fistel e Uilcom, assieme alla maggioranza del coordinamento nazionale Rsu, avevano scelto – commenta Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl – il referendum (che potevano anche evitare avendo il potere di firma dell’accordo, ndr) per permettere ai lavoratori di scegliere il futuro del caring. C’è stato un esercizio di democrazia il cui risultato va rispettato e bisogna capire come l’azienda si muoverà nei prossimi giorni”.
Per Serao “ora il rischio della societarizzazione si fa più concreto e la chiusura delle sedi rappresenta un grave problema per i lavoratori coinvolti. Nei prossimi giorni la Fistel Cisl convocherà il proprio coordinamento per capire nel dettaglio le ragioni del rigetto dell’ipotesi che trova tra le motivazioni anche una forte disinformazione di carattere ideologico. L’obiettivo del sindacato confederale era e rimane quello di mantenere il caring nel perimetro industriale di telecom e salvaguardare l’occupazione, cosa che si può fare solo utilizzando tecnologie e professionalità che erano i driver portanti dell’ipotesi”.