Le piattaforme di videosharing non sono direttamente responsabili della pubblicazione da parte degli utenti di video ricoperti dal diritto d’autore. Sono comunque tenute a rimuoverli ma solo in presenza di segnalazioni “qualificate, puntualli e circoscritte”. Lo ha stabilito il tribunale di Milano con una sentenza d’appello nella causa che aveva contrapposto Yahoo Video (che non esiste più) e Reti televisive italiane del gruppo Mediaset. La decisione è destinata a far discutere per il suo impatto sul mondo del copyright online.
La sentenza, scrive il Sole 24 ore, ribalta quanto deciso in primo grado per i brani e i video pubblicati e risulta in linea con la direttiva europea sul commercio elettronico che non richiede un vaglio preventivo: basta attivarsi dopo un avviso circostanziato.
Secondo i giudici di Milano Yahoo al tempo della controversia erogava un servizio di pubblica fruizione di video tramite il quale gli utenti potevano caricare contenuti video da condividere con altri che, senza bisogno di pregistrazione, potevano accedere, visionarli gratis e commentarli. Yahoo invece non sarebbe da ritenere responsabile dei video caricati da terzi. Dunque non ha un ruolo di hosting attivo. Altra sarebbe stata la responsabilità se avesse partecipato al caricamento dei dati e non li avesse rimossi una volta informata dei loro contenuti illeciti.
Mediaset è stata condannata a liquidare oltre 150mila euro di spese processuali a Yahoo Italia e 92mila a Yahoo Inc. Ma ha già fatto sapere che ricorrerà in cassazione contro una sentenza ritenuta “pericolosa per il futuro del diritto d’autore”.
