Conclusa la consultazione pubblica sul documento di fine novembre, a giorni verrà reso noto il documento finale sulla “Strategia italiana per la banda ultralarga”. Ci saranno ritocchi ed aggiustamenti, se non altro perché ad affiancare Raffaele Tiscar, “dominus” della prima stesura, sono arrivati a Palazzo Chigi due influenti consiglieri economici di Renzi: Andrea Guerra e Yoram Gutgeld, ciascuno con idee ben precise in materia, in particolare sulle strategie per raggiungere gli obiettivi del piano.
Rimarranno però intoccati gli ambizioni traguardi già delineati. Constatato il ritardo “allarmante” di infrastrutturazione, si punta ad andare ben oltre gli obiettivi di Agenda Ue 2020: 85% della popolazione a 100Mbps, il restante 15% a 30 Mbps. Fibra quasi ovunque, pertanto. Ci crede molto il sottosegretario alla Comunicazioni Antonello Giacomelli. Ma ci vogliono risorse ingenti: almeno 12 miliardi, a metà fra privato e pubblico (che ora ha disponibili solo i 2,4 miliardi dei fondi Fesr).
In questo quadro si gioca la partita Metroweb, ipotizzato braccio operativo del cablaggio in fibra dell’Italia. Telecom punta ad acquisire il 53,8% di F2i in vendita e a prendere il controllo della società, così da avere mani libere su tecnologie e tempi di investimento. Che non combaciano però con le ambizioni del governo.
Tramontato il “condomino” fra operatori inizialmente ventilato da Tiscar (TI non vuole saperne e a senza TI non si va da nessuna parte) la Cdp di Franco Bassanini si propone ora come “mediatore”, forte della sua partecipazione in F2i e Metroweb e del potenziale supporto finanziario al piano ultrabroadband. Telecom potrà salire oltre il 50% di una Metroweb ricapitalizzata, ma come conseguenza dell’esercizio (magari progressivo) di una call rigidamente legata alla realizzazione degli investimenti del piano Bul. Sulla cui redditività Telecom ha però forti dubbi.
È il dilemma di Patuano e Recchi. Che ben sanno che acquisire Metroweb con tematiche regolatorie complesse e governo sfavorevole è una strada in salita. Ultimo segnale: le voci che il fondo di Ravanelli possa fare marcia indietro sulla cessione della sua partecipazione in Metroweb. Di ultralargo per ora c’è soprattutto lo stallo. E dallo stallo al nulla di fatto il passo è breve. L’Italia può permetterselo?