L’attesa strategia della Commissione europea sul Digital Single Market ha ormai uno scadenzario e un’impalcatura sempre più definiti. Mercoledì 28 gennaio il vicepresidente dell’esecutivo Ue Andrus Ansip ha riunito per la seconda volta la task force di commissari (12 in tutto) incaricata di mettere a punto la proposta. Nel corso dell’incontro sono state concordate le linee generali del piano a suggello della prima intensa fase di consultazione tra le Direzioni Generali coinvolte. Secondo un documento interno visionato dal CorCom, la strategia sarà strutturata su sei princìpi generali e dieci azioni prioritarie.
La linea ufficiale è quella di puntare ad una forte concentrazione tematica rispetto ai 100 interventi contemplati dall’Agenda Digitale per l’Europa adottata nel 2010. Stando al programma di lavoro discusso mercoledì Ansip finalizzerà la lista di proposte legislative specifiche entro il 26 marzo prossimo in base agli input raccolti dai suoi colleghi. La bozza definitiva andrà quindi al voto del collegio dei commissari il 6 maggio prima di essere presentata alla stampa. Il Consiglio europeo di giugno dovrebbe infine formalizzare il proprio sostegno politico al piano.
I sei principi guida del piano, ai quali Ansip ha fatto spesso allusione nei suoi ultimi interventi, confermano in maniera limpida le ambizioni della Commissione europea. Si parte dall’obiettivo di “costruire la fiducia e la sicurezza online”, ossia promuovere “un accesso agevole e sicuro ai servizi digitali”. Stando al documento letto dal CorCom, il secondo punto verte sulla “rimozione delle restrizioni” alla fruizione dei contenuti digitali, in specie con “l’eliminazione delle discriminazioni sull’attività online basate su nazionalità, residenza e localizzazione geografica”. Un tema quest’ultimo molto caro ad Ansip, il quale ha più volte ribadito l’intenzione di mettere fine a pratiche quale quella del “geoblocking”.
Le tlc sono il cuore del terzo principio dedicato ad “assicurare l’accesso e la connettività”: cioè incoraggiare “la concorrenza, gli investimenti e l’integrazione nel mercato unico, nonché l’accesso per tutti i cittadini europei a velocità e capacità di banda ragionevoli”. E ancora: “costruire un’economia digitale” (“i provider di servizi digitali dovrebbero essere sostenuti, e non ostacolati, quando offrono beni e servizi digitali all’interno del mercato unico”); “promuovere una società digitale” (in particolare agevolando lo sviluppo e l’interoperabilità dei servizi di e-government); incoraggiare “l’innovazione e la ricerca”.
Le lista delle dieci azioni prioritarie, ancorché provvisoria, includerà proposte su “e-commerce e diritti dei consumatori”, nonché (al secondo punto) in materia “di contenuti online e accesso transfrontaliero ai servizi digitali”: sul piatto ci sono la riforma del quadro europeo sul copyright e di quello sui servizi audiovisivi.
Il terzo capitolo del piano dovrebbe gettare le basi per “la riforma delle regole sulle telecomunicazioni”, in larga parte consegnata alla revisione del framework regolamentare europeo per le tlc programmata per il 2016. E’ prevista anche un’azione su data protection, in particolare incentrata sulla revisione della direttiva e-privacy, e ci sarà anche una sezione su “standard e interoperabilità”. La sesta azione sarà per sua parte consacrata al delicato nodo della “tassazione e dell’Iva sui prodotti digitali”, mentre la settima aggredirà il dossier Ott proponendo provvedimenti specifici sulle “piattaforme digitali e la portabilità dei dati online”. Infine gli ultimi tre punti riguardano “servizi transfrontalieri”, “e–government” e “riforma dei servizi postali”.
La strategia, com’è noto, dovrebbe dettare il ritmo della riforme in ambito digitale lungo tutto l’arco della nuova legislatura europea. La Commissione Ue ha inserito la realizzazione del Mercato unico del digitale tra le priorità del proprio mandato. Ma tra i ranghi dei servizi comunitari c’è anche chi teme che la mole di misure allo studio sia troppo ampia rispetto alle reali possibilità di riuscita.