Spesso e volentieri, nell’ambito dell’Ict, si utilizza il termine inglese “seamless” (letteralmente: senza cuciture) per indicare un’esperienza, un’applicazione o un’interfaccia trasparenti, che non impensieriscano quindi l’utente con passaggi tecnici per spostare funzioni o carichi di lavoro da una infrastruttura all’altra. E se è chiaro a tutti che la più seamless delle tecnologie oggi debba essere il cloud, in particolare l’hybrid cloud, solo VMware sembra aver raggiunto l’obiettivo. Il colosso delle soluzioni software defined (arrivato ormai a 6 miliardi di dollari di fatturato, dato 2014 in crescita del 16% sul 2013) ha infatti annunciato oggi la sua nuova piattaforma che al motto “One cloud, any app”, promette di rivoluzionare il modo in cui possono essere gestiti dati, macchine virtuali e operazioni di networking a prescindere di dove si trovino imprese e data center, ma soprattutto a prescindere dal fatto che il cloud sia pubblico o privato.
“Il mondo in cui viviamo sta attraversando un cambiamento guidato dalla tecnologia, che essendo sempre più liquida permea la trasformazione di tutte le industry”, ha spiegato stamani Pat Gelsinger, Ceo di VMware in un live webcast dedicato alla presentazione delle novità più importanti del 2015. “Mobile e cloud sono gli elementi che fanno emergere queste forze dirompenti, ma allo stesso tempo presentano elementi di criticità che non possiamo sottovalutare: bisogno di sicurezza per informazioni e dispositivi, frammentazione dei data center, proliferazione dei dispositivi. I nostri clienti vogliono poter lavorare in maniera istantanea, fluida e protetta. Per questo abbiamo dato vita a quella che chiamiamo software defined agility, abilitando una seamless hibrity, e garantendo una intrinsic security. Soprattutto, vogliamo supportare la totale integrazione tra le vecchie e le nuove applicazioni, quelle che tengono in vita il business di ciascuna organizzazione e quelle che ne permetteranno lo sviluppo in futuro attraverso un modello che faccia convergere le infrastrutture e distribuire i servizi su ogni dispositivo”.
Nasce così un nuovo livello di piattaforma unificata e aperta che comprende vSphere 6, Integrated OpenStack, oltre a Virtual San 6 e vSphere Virtual Volumes per lo storage enterprise. Con oltre 650 caratteristiche inedite – si legge in una nota fornita dall’azienda – VMware vSphere 6 offre nuove capacità per far fronte alle esigenze di applicazioni business critical e cloud-native con migliori prestazioni, scalabilità e consolidamento. L’applicazione affronterà infatti le sfide specifiche dei cicli di sviluppo agili e le istanze multiple applicative. Le nuove funzionalità di scalabilità, prestazioni e disponibilità renderanno vSphere 6 la piattaforma di riferimento per la virtualizzazione delle applicazioni scale up come Sap Hana, i carichi di lavoro scale-out come Hadoop, e le applicazioni business-critical come Microsoft SQL Server, Oracle Database, e Sap Erp. Una delle novità più rilevanti di vSphere 6 è Long-Distance vMotion, che consentirà downtime pari a zero per la migrazione live dei carichi di lavoro anche su distanze intercontinentali. Introdotto come progetto Fargo, con una anteprima durante il VMworld 2014 a San Francisco, la tecnologia VMware Instant Clone permetterà di clonare rapidamente e garantire il provisioning di migliaia di istanze container e macchine virtuali per rendere disponibile la nuova infrastruttura virtuale con periodi temporali di sub-secondi. vSphere 6 consentirà alle aziende di offrire workstation high-end e applicazioni dalla grafica intensiva per desktop virtuali come VMware Horizon 6, a tutto vantaggio di settori specialistici come l’ingegneria, l’automotive, l’istruzione e l’architettura.
Integrated OpenStack è una distribuzione OpenStack che consentirà alle aziende di fornire agli sviluppatori velocemente e in maniera conveniente API aperte per accedere all’infrastruttura di classe enterprise di VMware. VMware definisce, testa e supporta tutte le componenti della distribuzione, compreso il codice open source OpenStack, e le fornirà gratuitamente ai clienti di VMware vSphere. Virtual SAN 6 e vSphere Virtual Volumes, infine, rappresentano una nuova generazione di storage enterprise. Studiato per consentire l’adozione di massa del software-defined storage, Virtual San 6 migliora la scalabilità e il livello delle performance della soluzione storage hypervisor-converged di VMware.vSphere Virtual Volumes offre un nuovo livello di integrazione storage per rendere gli array esterni “virtualization-aware” in maniera nativa.
A commentare il webcast di Pat Gelsinger e a presentare alla stampa italiana le novità c’erano stamattina a Milano Alberto Bullani e Luca Zerminiani, rispettivamente Regional Manager e Presales manager di VMware per la Penisola. “Entro il primo trimestre 2015 offriremo al mercato la prima vera piattaforma capace di creare un data center a cavallo di cloud privato e pubblico, che consentirà, in modo davvero seamless, di spostare carichi di lavoro in chiave bidirezionale. Si tratta di un salto enorme, quasi epocale, in quanto competitor come Amazon e Microsoft, pur offrendo ambienti completi, sono molto lontani dal realizzare una cosa del genere: oggi se un’azienda porta un carico lavoro all’esterno deve predisporre un’operazione one way, perché le piattaforme private e public hanno protocolli diversi. Al contrario, la nostra soluzione funziona in maniera elastica, estendendo il data center interno con risorse praticamente illimitate, che corrispondono alla capacità dei service provider a cui ci si affida”.
Secondo Zerminiani nel nostro Paese il cloud pubblico fa ancora fatica a diventare strategico perché non esiste un ponte con i data center aziendali, e per questo la sua adozione è limitata ad azioni tattiche. “La nuova piattaforma si muove proprio in questa direzione. Fino a oggi siamo stati percepiti come vendor di soluzioni di virtualizzazione per server e desktop, ora è il momento di aggiungere un tassello importante a un disegno ben più ampio e ambizioso. Adesso puntiamo a vendere gli strumenti che abilitano la trasformazione dell’IT”.