Regole uguali in tutta l’Europa per le opere di pubblico dominio e per il fair use a scopi educativi, culturali. Più trasparenza sull’equo compenso per la copia privata. Sono alcuni dei punti cardine dell’opinione pubblicata da Isabella Adinolfi, che la Commissione Cultura del Parlamento europeo ha nominato relatrice della proposta di modifica della direttiva Copyright. Questa opinione si aggiunge a quella già espressa dalla relatrice della Commissione Giustizia, Julia Reda, per altro piuttosto simile a quella di Adinolfi. Entrambe sono quindi destinate a diventare la proposta ufficiale del Parlamento, dopo la discussione nel corso della plenaria di aprile.
“E’ il momento di dare regole chiare e uniformi in Europa, per le nuove generazioni, a sostegno della loro creatività”, dice al Corcom Adinolfi. “Ci siamo ispirati, in questo senso, alle idee del commissario Ue Juncker sul digital single market. L’armonizzazione deve valere anche per il copyright. Mentre adesso è un caos”, aggiunge.
Per esempio, “ci sono opere che sono di pubblico dominio in alcuni Paesi e in altri no, come nel caso, da gennaio, del Piccolo principe”. Tra i punti dell’opinione Adinolfi spicca quindi l’obiettivo di unificare ciò che è di pubblico dominio nei diversi Paesi. Per altro, domani si celebra in Europa la prima giornata del Pubblico Dominio.
Ancora: “è necessario che le eccezioni obbligatorie alla tutela del copyright siano uniformate in Europa”, dice Adinolfi. “E’ il cosiddetto fair use, che la normativa oggi non riconosce”, dice Fulvio Sarzana, avvocato esperto di questi temi.
Il Parlamento insomma mira a dare regole certe per la possibilità di usare opere protette da diritto d’autore quando lo scopo è educativo, culturale (nelle scuole, nelle biblioteche eccetera). “E’ una posizione molto forte e importante, per la diffusine della cultura nell’UE”, commenta Sarzana.
Ultimo punto di rilievo, la proposta di modificare le norme sull’equo compenso per la copia privata. Quest’ultimo “va reso più trasparente”, dice Adinolfi. “Adesso un consumatore non sa quanto pesa l’equo compenso sul prezzo finale d’acquisto di un prodotto”.