Si espande la rete di Talent garden, il progetto di coworking digitale rigorosamente made in Italy. Prossime “tappe”: Barcellona a marzo e Roma e Milano entro la fine dell’anno. E poi ancora Tirana e Lussemburgo. Sono proprio queste le città europee dove la start up bresciana, nata nel 2011, si accinge ad aprire nuovi spazi di coworking, ossia uffici in condivisione.
L’iniziativa più ambiziosa riguarda, però, Milano. Qui a fine anno sarà inaugurata una nuova sede Talent Garden dedicata al cibo. Un campus che interagirà con l’Expo e dove saranno organizzati anche eventi che ruotano attorno al tema dell’alimentazione. “Il progetto”, ha anticipato Davide Dattoli, 25 anni, Ceo di Talent Garden, “si ispira a Google Food”.
Ben cinque aree dal design moderno ed ecosostenibile si andranno, così, ad aggiungere alle nove già realizzate a Genova, Padova, Torino, Bergamo, Pisa, Cosenza, Milano, Kaunas e Brescia, attualmente frequentate da oltre 500 professionisti che operano nei settori più disparati. Si tratta in genere di freelance e soprattutto di giovani creativi, fondatori di start up attive nel campo digitale.
Non a caso il progetto strizza l’occhio alle ben più collaudate esperienze della Silicon Valley, dove il coworking è sinonimo di stile di lavoro all’avanguardia e viene praticato soprattutto dai professionisti dell’Ict. La filosofia che c’è dietro è molto semplice: la condivisione degli spazi di lavoro facilita lo scambio d’idee e rende possibile creare un solido network di professionisti che possono mettere a fattor comune le loro conoscenze.
“Come Talent Garden”, ha spiegato Dattoli, “non ci limitiamo a fornire ambienti comuni di lavoro, ma mettiamo a disposizione dei nostri affiliati anche una serie di servizi utili, che spaziano da quelli di assistenza legale e fiscale, fino all’organizzazione di workshop a tema, delle vere e proprie occasioni di confronto e di aggiornamento per chi fa impresa”.
Come quello di ieri, ad esempio, realizzato a Roma in collaborazione con il Consolato e l’ambasciata americani e Cortilia e dedicato all’innovazione nel settore agroalimentare, a cui ha partecipato anche Michiel Bakker, direttore di Google Food, per la prima volta in Italia direttamente dalla California.
Bakker ha parlato di fronte a una platea di giovani imprenditori del settore affiliati a Talent Garden, tracciando la storia di Google Food, Il servizio di ristorazione del gigante di Montain view, che serve pasti a oltre 75mila dipendenti ogni giorno in 50 paesi diversi, e divenuto negli anni un vero e proprio brand.
“Google Food è nata proprio per creare attorno ai lavoratori un ambiente familiare, che favorisse la socialità e il confronto. Elementi che incentivano la produttività”, ha raccontato Bakker.
Insomma, il cibo inteso come una forma di welfare aziendale, espressione di una concezione del lavoro fondata sullo scambio e sulla discussione. Bakker ha poi confermato che Google Food “balla da solo” e cioè che non ci sono in cantiere al momento alleanze con altre aziende per quanto riguarda la fornitura di pasti.
Fitta invece l’agenda della collaborazioni. “Parteciperemo a una serie di convegni in giro per il mondo, per condividere la nostra esperienza e promuovere un dibattitto sulla sana e corretta alimentazione”, ha dichiarato Bakker. Rientra in questo disegno anche la collaborazione con l’Università di Reggio Emilia per il primo master sul Food Innovation, che partirà a marzo e che approfondirà gli impatti delle nuove tecnologie sull’industria dell’alimentazione. Un tema a cui le start up italiane guardano con sempre maggior interesse.