“Sono saturo di vita digitale, voglio tornare al mondo reale”: ha destato larga sorpresa il ritiro a vita privata di Andrew Sullivan, fondatore di “The Dish” e precursore dei blog di informazione.
Si tratta certamente di una reazione personale di stanchezza per il ritmo dell’informazione su Internet che macina tutto in grande fretta. Ma è forse anche il segno dei limiti di un’idea troppo spesso sfociata nell’ideologia: quella di un’Internet come territorio immacolato di libertà e creatività assolute. Come le autostrade fisiche: avvicinano le città, ma creano inquinamento e morti.
Secondo il presidente di Google Eric Schmidt, Internet addirittura scomparirà fra qualche anno, sostituito dalle interrelazioni fra gli oggetti connessi fra loro. Non più Rete, ma pulviscolo.
Sia come sia, Internet è un protocollo che consente ai bit di circolare intorno al mondo. Farne un’ideologia è sbagliatissimo. Le ferrovie, le autostrade, l’energia elettrica hanno avuto in passato un significato dirompente ed unificante simile a quello che ha oggi la Rete, pur nelle diverse condizioni storiche ed economiche.
Eppure, nessuno Stato ha mai messo in Costituzione i treni o l’energia elettrica. Casomai, si sono nazionalizzate produzione e distribuzione, come è avvenuto in Italia con la creazione dell’Enel. Ma non sono più quei tempi.
Non è ideologica ma strettamente economica la mossa di Obama di impedire ai provider di telecomunicazione di offrire servizi con traffico prioritario su Internet, sempre che l’attesa decisione della Fcc in tal senso riesca poi a superare le barriere del Congresso. Forse se ne gioverà la futura concorrenza di nuovi entranti, ma per ora ne traggono certo vantaggio le grandi web company alla Google. Bisognerà vedere che succederà degli investimenti in nuove reti ultrabroadband, in molte aree latitanti anche negli Usa.
Libertà è parola affascinante che attrae indubbi e facili consensi. Non sempre giustificati. Siamo sicuri che coincida con la libertà vietare di prioritarizzare sulla Rete alcuni servizi, in particolare quelli per i quali la latenza è strettamente connessa alla qualità? Tra l’altro, già oggi sono operativi molti strumenti di gestione del traffico Internet, non c’è la tabula rasa.
Piuttosto, bisognerebbe chiedersi se prioritizzare alcuni servizi danneggia gli altri. Tecnicamente, sembra proprio non sia così.