“Preferisco non commentare la scelta dei singoli operatori ma il governo si impegna affinchè l’investimento” sulla banda ultra larga “possa realizzarsi in maniera adeguata, massiccia e in tempi rapidi. Tutto ciò che facilita questo è il benvenuto”. Lo ha affermato Filippo Taddei, responsabile Economia e Lavoro del Pd, a margine di un convegno, a chi gli chiedeva un commento sulla querelle nata intorno a Metroweb che potrebbe giocare un ruolo importante all’interno del piano della banda ultra larga che il governo sta realizzando per ridurre il gap tra l’Italia e il resto dell’Europa.
“Facciamo tutto il possibile per rispettare tutte le scadenze”, ha aggiunto Taddei sottolineando che “non sarebbe elegante da parte mia commentare specifiche condizioni, assetti proprietari o possibilità di organizzare il mercato” della banda ultra larga. “Ma posso confermare che siamo determinati a fare in modo che l’investimento sulla banda larga sia cruciale per lo sviluppo del Paese”.
Intanto il governo, come scritto nei giorni scorsi dal nostro giornale, ha deciso di imprimere un’accelerata all’iter di approvazione del documento con l’ “ambizione” è di licenziarlo già entro fine mese – a quanto risulta dalle ultime voci già in occasione del Cdm del 20 febbraio. Il governo sta lavorando al testo definitivo che sempre secondo quanto risulta a CorCom non dovrebbe subire sostanziali modifiche rispetto alla versione A.
E al momento non è chiaro se si stia intervenendo proprio sulla questione cluster per evitare, nella successiva fase dei decreti attuativi, che l’Italia possa incappare nelle maglie della normativa sugli aiuti di Stato. Infratel – a cui è stata demandata la mappatura delle aree di intervento – avrebbe identificato 96mila aree bianche (quelle a fallimento di mercato) destinatarie di possibili investimenti. Un numero elevatissimo sul quale l’Europa avrebbe acceso i riflettori con l’obiettivo di capire qual è lo stato dell’arte in termini di dotazione infrastrutturale. Di qui la richiesta, seppure informale, al governo italiano di chiarire le caratteristiche dei singoli cluster. Secondo alcune voci, le perplessità dell’Europa riguarderebbero poi l’utilizzo di contributi a fondo perduto per l’upgrade a 100 Mbps nelle aree in cui gli operatori hanno realizzato o realizzeranno reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps (aree che rientrano nel cluster B). E a tal proposito lo stesso governo italiano avrebbe chiesto all’Europa una “soluzione” per portare i 100 Mb nelle aree già a 30 Mbps in regola con la normativa e con gli obitettivi 2020.
Secondo quanto risulta a CorCom l’esecutivo italiano non avrebbe ancora pronto il piano definitivo, ma sarebbe questione di ore. E il governo sta spingendo l’acceleratore sulll’iter di approvazione. Il testo definitivo potrebbe essere comunque inviato a Bruxelles prima del passaggio in Cdm, per “cortesia” procedurale, ma anche per capire di qui alla messa a punto dei singoli decreti attuativi se ci siano ancora questioni in ballo. Il vero banco di prova sarà infatti proprio quello dei progetti attuativi e in particolare quelli legati all’erogazione delle risorse comunitarie sui quali penderà inevitabilmente l’ok dell’Europa.