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Diritto d’autore, l’hosting provider attivo non è cittadino europeo

Mediaset contro Yahoo, ribaltata dalla Corte d’appello di Milano la decisione del tribunale: non tocca al gestore della piattaforma user generated content “andare a caccia” e rimuovere contenuti che il titolare dei diritti denuncia come pubblicati illegittimamente

Pubblicato il 16 Feb 2015

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È una notizia destinata a far chiarezza in un contesto ormai divenuto equivoco e difficilmente sostenibile per gli addetti ai lavori, quella che rimbalza dalla Corte d’Appello di Milano i cui giudici, con una Sentenza del scorso 7 gennaio, hanno ribaltato la decisione assunta dai loro colleghi del Tribunale e chiarito che non tocca al gestore della piattaforma user generated content, neppure dopo una segnalazione di generiche violazioni del diritto d’autore, “andare a caccia” e rimuovere contenuti audiovisivi che il titolare dei diritti assuma illegittimamente pubblicati online.

Ma soprattutto la Corte d’Appello ha messo nero su bianco di non ritenere che la figura del c.d. “hosting provider attivo” – un po’ meno intermediario ed un po’ più editore – elaborata negli ultimi anni dalla giurisprudenza possa e debba avere cittadinanza giuridica nell’Ordinamento Europeo.

All’origine dalla decisione, benché in questa vicenda contino più i principi fissati dai giudici che le parti, un’azione promossa da Mediaset contro Yahoo! che, all’epoca dei fatti, gestiva il portale Yahoo! Video poi chiuso. Un fornitore di servizi di hosting, secondo i Giudici di Milano, resta tale anche se organizza i contenuti pubblicati dai suoi utenti secondo indici, tag, aree e layout con la conseguenza che, a tale soggetto, deve sempre e comunque essere riconosciuto lo speciale regime di responsabilità attenuata che la Direttiva 31/2000 sul commercio elettronico riconosce a tutti gli intermediari della comunicazione.

L’unico obbligo dell’intermediario è, secondo i Giudici, quello di rimuovere i contenuti segnalati dal titolare dei diritti in modo puntuale ovvero con l’Url che ne identifica la pubblicazione online. I principi contenuti nella Direttiva – la Corte d’Appello lo scrive con straordinaria chiarezza – sono baluardo della libertà di informazione online e travolgerli pregiudicherebbe “il ruolo di Internet quale libero spazio di comunicazione e d’informazione”.

Punto e capo.
Comprensibile la soddisfazione di Federica Celoria, General Counsel di Yahoo! in Italia: “La sentenza definisce positivamente un contenzioso che è stato negli ultimi anni uno dei più rilevanti nel gruppo Yahoo!. Per un gruppo come il nostro con attività paneuropee l’Italia rappresentava un’anomalia e non vi era più chiarezza su come ci si doveva comportare”.

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