INNOVAZIONE

Network vending machine, il futuro è nell’Internet of Things

Svolta in vista per il settore che rappresenta l’anello di congiunzione fra e-commerce e retail. Ma servono business model in grado di dare valore ai potenziali nuovi player

Pubblicato il 14 Feb 2015

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L’espressione un po’ dimessa con cui in Italia si continuano a chiamare le vending machine – distributori automatici – non rende più merito a molti dei dispositivi che, a dispetto della cautela con cui si parla di Internet of things e comunicazione m2m, rappresentano di fatto uno degli esempi più compiuti di network hi-tech al servizio del grande pubblico. Oggi, infatti, secondo Confida (l’associazione di categoria che racchiude tutti gli operatori della filiera, dai fornitori delle referenze in vendita passando per i produttori delle macchine agli addetti alla manutenzione), circa il 99% dei dispositivi in uso è connesso alla Rete. Ed è attraverso sensori, algoritmi e moduli di comunicazione Gprs che i distributori si mettono autonomamente in contatto con le centrali, trasmettendo le informazioni necessarie a organizzare e ottimizzare rifornimenti, manutenzioni ordinarie e riparazioni per guasti o danneggiamenti. Questo è il presente.

Il futuro? Interfacce digitali interattive, meccanismi di pagamento elettronico e sistemi di riconoscimento dei parametri biologici dei consumatori, il tutto associato all’interazione con i mobile device e i profili social degli utenti per creare campagne di marketing ritagliate su specifici territori o cluster di acquirenti. In realtà la tecnologia è già disponibile: lo scorso maggio Intel ha presentato a Venditalia, la fiera di settore, una piattaforma dedicata capace di trasformare ogni “macchinetta” in un oggetto intelligente.

“Le opportunità sono tante, l’Italia è un territorio con alcune delle aziende più quotate rispetto alla progettazione e alla realizzazione di vending machine”, spiega a CorCom Carmine Stragapede, direttore generale di Intel per la Penisola. “Ma anche se abbiamo notato un grande interesse siamo ancora in fase di allineamento tra domanda e offerta. Servono ulteriori approfondimenti sui grossi produttori”.

Del resto, quello della distribuzione automatica è un mercato da 3 miliardi di euro con un tasso di crescita attorno all’1%. “I margini di miglioramento non mancano, ma se non portiamo innovazione, soprattutto per quanto riguarda le macchine che vendono prodotti di valore maggiore, come i gadget elettronici, il settore resterà al palo”.

Un’impostazione condivisa anche da Stefano Zanero, ricercatore del dipartimento di Elettronica, Informazione e Ingegneria al Politecnico di Milano e specialista della materia. “Nel momento in cui le vending machine sono collegate in Rete, possono rappresentare il punto d’incontro tra retail ed e-commerce su prodotti premium, che ancora faticano ad affermarsi nelle vendite online. La macchina risponde a tutti i problemi che affliggono negozio fisico e virtuale: costi bassi di gestione, orario continuato, possibilità di visionare l’oggetto e di averlo istantaneamente. Che ci sia futuro per questo canale è evidente – continua Zanero -, ma bisogna capire come innescare il processo e soprattutto ideare modelli di business che portino valore ai potenziali nuovi player del mercato: circuiti di credito, banche, operatori telefonici. Insomma, tutti quei soggetti coinvolti nei meccanismi di pagamento, perché la svolta potrà avvenire solo quando si affermeranno i sistemi contactless”.

Ma la sfida è anche culturale. Zanero stabilisce un paragone con il mondo degli esercenti cinematografici: “Mentre le major internazionali vedono nell’identificazione del cliente alla cassa o sul Web un enorme potenziale che trasforma gli acquirenti di biglietti in profili commerciali, il singolo esercente ancora non coglie l’importanza del dato. Per i produttori italiani di vending machine la prospettiva è la stessa, ed è una barriera da abbattere”.
Intel non intende rinunciare ai propri piani. “Il nostro contributo non si limita alla fornitura della piattaforma di base”, conferma Stragapede. “Stiamo investendo anche sul software a partire dalla suite Aim, che consente l’analisi dei parametri biologici degli utenti. Incrociando le capacità di questi strumenti e gestendo i dati prodotti attraverso un dashboard via cloud, le macchine possono erogare messaggi e campagne ad hoc rispetto al tipo di cliente che le utilizza. Saremo a Venditalia anche quest’anno e contiamo di dare nuovi spunti alle aziende del settore. Questo perché il vending è un punto di riferimento per l’ambito M2M, e non esiste settore dell’Internet of things dove vogliamo essere assenti. Il nostro obiettivo? Installare la tecnologia Intel in ciascun oggetto capace di comunicare”.

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