Aumentare di 12 miliardi la “spesa presidiata” di Consip, quella su cui esistono i “prezzi benchmark” che non possono essere superati, passando dagli attuali 38 miliardi di euro a 50. A ventilare questa possibilità in un’intervista con l’agenzia di stampa Agi è Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip. “Il grande valore degli acquisti aggregati – spiega – può essere colto nella cooperazione con le Centrali acquisti regionali, con le quali ci confrontiamo da due anni, scambiandoci esperienze e condividendo programmi. E questa cooperazione è forte e duratura”.
I risparmi generati nel 2014 da Consip sono vicini agli 8 miliardi di euro, grazie anche alle “proposte formulate per migliorare la gestione – spiega Casalino – responsabilizzandola, e qualificando professionalmente il ciclo degli acquisti”. Le resistenze, in ogni caso, sono all’ordine del giorno: “Dipende da due fattori – spiega l’Ad – competizione e complessità delle regole. Sulla competizione, sappiamo che esistono imprese che non vogliono competere ed esistono uffici pubblici che non vogliono aprire i propri acquisti alla competizione. La complessità delle regole, invece, incide sui tempi e sui costi delle procedure di gara ed è spesso usata come argomento contro la complessità degli strumenti Consip. In questo caso è vero il contrario, perché gli strumenti Consip semplificano le procedure di acquisto riducendone i tempi e i costi. Ad esempio – prosegue Casalino – gli acquisti sotto i 200.000 euro sono il 95% degli acquisti pubblici di beni e servizi e con gli strumenti Consip possono essere effettuati in poche ore o pochi giorni, anziché nei 60 giorni che richiedono gli acquisti più semplici o nei 18 mesi necessari per gli acquisti complessi. Ovviamente questo beneficio della semplificazione dei tempi e delle procedure Consip viene colto solo da coloro che rispettano tutte le norme vigenti, mentre invece chi ha sempre acquistato (e dal lato imprese, fornito) in parziale o totale spregio delle norme vigenti subisce notevoli complicazioni nell’utilizzo degli strumenti Consip. Ma nonostante tutto continuiamo a proporre con insistenza le semplificazioni normative e procedurali”.
Quanto all’istituzione di una albo nazionale dei commissari di gara, Casalino è d’accordo: “Servirebbe a contribuire a ridurre l’enorme contenzioso amministrativo legato alle gare pubbliche – afferma – Si pensi solo, a titolo di esempio, che a metà febbraio il Tar del Lazio aveva già 12mila ricorsi – che ha tra le sue cause principali la scarsa qualità dei bandi e il deficit di competenza dei commissari. Tuttavia, occorre grande cautela per evitare che fare il commissario di gara diventi una professione, dal momento che il commissario percepisce un emolumento. Mi spiego meglio. Se seleziono un commissario di gara esterno che non sia un funzionario pubblico, allora i rischi di conflitti di interesse o di incompatibilità si moltiplicano. Come può essere infatti esperto in telecomunicazioni un professionista che non lavori, anche come consulente, per le aziende del settore? E come posso sapere se quel professionista ha, o ha avuto, oppure avrà contratti con le società concorrenti alla gara che sta valutando?”.
Intanto è slittata di otto mesi la razionalizzazione delle “stazioni appaltanti” dei Comuni non capoluogo: “Non dirò nomi di enti inefficienti negli acquisti – commenta Casalino – Certamente ne abbiamo incontrati molti, ma il nostro compito è assisterli a migliorare. Preferisco dire invece come si riconoscono le stazioni appaltanti di qualità. Per fare appalti qualificati, noi di Consip applichiamo quella che io chiamo la regola delle 3 P: Programmazione, progetti e persone. Per riconoscere le stazioni appaltanti inefficienti, suggerisco di chiedere alla struttura amministrativa l’elenco dei contratti in corso e il piano delle gare da bandire. La disarmante realtà è che la quasi totalità degli Enti non ce l’ha”