“Evitare commistioni tra comunicazioni e politica”. E’ questo il commento a caldo di Michele Meta, deputato Pd e presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, che spiega a CorCom cosa lo convince e cosa no nell’offerta che Ei Towers ha lanciato per Rai Way.
Come giudica l’offerta di Ei Towers?
Finanziariamente ed economicamente, è un’offerta da non sottovalutare, anche se nel mercato abbiamo assistito a operazioni più vantaggiose per altri operatori. Ma dico ciò al netto delle valutazioni che faranno Antitrust e Consob: l’ultima parola spetta naturalmente a loro, che meglio di ogni altro possono verificare tutte le possibili ripercussioni sulla concorrenza e sul mercato delle azioni. Politicamente, invece, mi sembra importante quello che il governo ha ribadito: e cioè, che il 51% resterà in mani pubbliche.
Reputa giusto, dunque, il vincolo del 51% posto dal governo.
Sì, almeno per il momento. Non nascondo preoccupazioni per il lato politico della vicenda, almeno fino a quando non verrà approvata una legge sul conflitto di interessi. Se ne discute da anni, perché è una cosa giusta, ma la presenza di Berlusconi in politica l’ha resa la madre di tutte le battaglie ideologiche. Le dimissioni di Mattarella da ministro, ai tempi della legge Mammì, sono un monito a non sottovalutare la commistione tra comunicazioni e politica.
Ma che senso ha tenere in mano pubblica parte delle torri, quando queste saranno sempre meno strategiche in vista della convergenza tv-internet?
Quello che lei dice è vero, ma solo in parte. Se infatti dalle torri non passerà più il segnale della televisione, continueranno comunque a viaggiarvi i dati per gli smartphone e i dispositivi di nuova generazione. E siccome il collegamento da mobile è il futuro, la partita rimarrà comunque fondamentale per lo sviluppo di tutto il settore: altrimenti, chi avrebbe mai interesse a presentare un’offerta pubblica di acquisto così importante per un reperto di modernariato?
Non crede che la cessione delle torri Rai aiuterebbe le casse della tv pubblica?
Sì, e non mi pare che questo governo sia poco coraggioso sul fronte delle privatizzazioni: penso ai 2,2 miliardi in arrivo al Tesoro con la vendita del 5,7% di Enel, che comunque non ne mettono a rischio il controllo. O addirittura alla cessione delle quote di Ansaldo sts e Ansaldo Breda a Hitachi, firmata nei giorni scorsi da Finmeccanica. Però – spiegavo poco fa – credo che, per quanto riguarda le torri di RaiWay, la vicenda non sia soltanto economica.
Una società delle torri sul modello inglese o francese la convincerebbe?
Chiariamoci: a me non spaventa che esista una società unica delle torri. Anzi, in prospettiva potrebbe essere una soluzione intelligente, sempre ammesso che l’Antitrust giudichi l’operazione possibile. Quello che non mi convince è che il pubblico conservi in una società del genere una quota di minoranza, perché sarebbe un’operazione senza senso: se l’obiettivo è quello di fare cassa, lo Stato non ne farebbe abbastanza; se l’obiettivo è quello di mantenere il controllo, non lo manterrebbe. Non è neppure l’avvento dei privati che mi spaventa, voglio ribadirlo, ma le potenziali ripercussioni della vicenda ben oltre i confini dell’economia e della finanza, almeno finché Berlusconi sarà in campo.