IL PIANO ULTRABROADBAND

Ngn, più sgravi fiscali nelle aree nere: il governo “vira” sul fiber-to-the-home

La versione definitiva del piano all’esame del Cdm del 4 marzo farebbe leva sulla defiscalizzazione degli investimenti a fronte di un “salto” tecnologico possibile di fatto solo con la tecnologia Ftth. Atteso anche un decreto ad hoc per la creazione di un Fondo dei fondi

Pubblicato il 27 Feb 2015

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Più defiscalizzazione nelle aree nere. È questa la novità contenuta nella versione finale del Piano ultrabroadband che sarà all’esame del Consiglio dei ministri del 4 marzo, come annunciato dal premier Matteo Renzi, a meno di slittamenti dell’ultim’ora. Secondo quanto risulta a CorCom si punta a spingere la realizzazione delle nuove reti anche nelle aree a forte concentrazione di investimenti in particolare facendo leva sull’upgrade delle connessioni da 30 Mbps a 100 Mbps che per non cadere nelle maglie delle normativa europea sugli aiuti di Stato devono prevedere un “upgrade tecnologico”. E l’upgrade tecnologico nelle aree nere non può che avvenire attraverso la tecnologia fiber-to-the-home visto che nelle grandi città e nei centri urbani di media dimensione di fatto con il fiber to the cabinet già si garantiscono prestazioni elevatissime in termini di connettività alla Rete.

Si ricorda, infatti, che le norme Ue in materia di aiuti di stato sulle reti a banda larga e ultra-larga all’articolo 3.6 (paragrafi 82, 83 e seguenti) prevedono incentivi nelle aree nere NGA solo a fronte di un salto di qualità tecnologico e quindi qualora le reti Nga non raggiungono l’abitazione finale con reti in fibra ottica e la situazione del mercato non evolva verso al fornitura di servizi superiori ai 100 Mbps.

Una decisione, quella del governo, che potrebbe ribaltare tutti i piani delle telco. Telecom Italia, non a caso, ha già annunciato una forte spinta degli investimenti nell’ultrabroadband e anche nel fiber-to-the-home: 500 i milioni di euro di investimento di qui ai prossimi tre anni che saranno destinati ai collegamenti Ftth con l’obiettivo di coprire le prime 40 città italiane.

Il piano al vaglio del Cdm del 4 marzo prevederebbe anche la costituzione di un Fondo dei fondi –attraverso un decreto ad hoc (Decreto Comunicazioni) per il finanziamento dei piani operativi pubblici in banda larga: il fabbisogno ammonterebbe a oltre 11 miliardi, di cui 8 potrebbero rappresentare la prima fase (4 miliardi dal Fondo sviluppo e coesione, 2 miliardi da fondi regionali Fesr e Feasr e 2 miliardi di investimenti degli operatori). Sul tavolo ci sarebbe anche l’opzione di varare uno specifico Fondo di garanzia per gli investimenti degli operatori.

Il documento finale all’esame del Cdm del 4 marzo conterrà –secondo quanto risulta a CorCom – le linee guida per la realizzazione del catasto delle infrastrutture ossia del database in cui saranno incluse tutte le infrastrutture del suolo e del sottosuolo (tralicci energia elettrica, tubature gas, rete idrica e fognaria) con l’obiettivo da individuare quelle utilizzabili per facilitare la posa dei cavi in fibra da parte delle telco ma anche per abbattere i costi stessi della posa, almeno nell’ordine del 20%. Secondo quanto si apprende, dal prossimo anno tutte le società che realizzano infrastrutture dovranno fare confluire le stesse nel database.

Secondo quanto risulta a CorCom in occasione del Cdm sarà approvato il decreto attuativo allo Sblocca Italia sul credito d’imposta sull’Ires e Irap fino al 50% del costo massimo dell’investimento per gli interventi strutturali sulla rete fissa e mobile, per impianti wireless e via satellite, inclusi gli interventi infrastrutturali di backhaul, per l’accesso alla banda ultralarga.

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