LA CRISI

Call center, affondo della Cgil: “Intollerabile inazione del governo”

Il sindacato chiede interventi strutturali per arginare la crisi del settore: “Situazione pesante, soprattutto per i 5mila lavoratori outsourcing. Il mantenimento dei co.co.pro. non basta”

Pubblicato il 27 Feb 2015

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“L’ostinazione del governo a non intervenire in maniera decisa e strutturale sul settore dei call center continua a creare forte preoccupazioni sulla tenuta complessiva del settore, con la perdita di migliaia di posti di lavoro in modo particolare nelle aziende in outsourcing”. Così, in una nota, Eugenio Stanziale, segretario della Cgil di Roma e del Lazio e Fabrizio Micarelli, segretario della Slc Cgil di Roma e del Lazio. “La situazione – osservano – non potrà che avere delle pesanti ricadute occupazionale anche nella nostra regione, dove si contano solo nel settore telecomunicazioni in outsourcing oltre 5000 lavoratrici e lavoratori”.

“I decreti attuativi, approvati la scorsa settimana dal governo sul Jobs act – continuano Stanziale e Micarelli – non ci rassicurano. Per il settore dei call center la conferma del lavoro a progetto per le attività outbound e gli incentivi per le nuove assunzioni potrebbero diventare un boomerang se non accompagnate da una rivisitazione complessiva delle regole sugli appalti, che escludano le gare al massimo ribasso e garantiscano la continuità occupazionale nei cambi appalto, prevedendo anche per questa casistica l’accesso agli incentivi”.

Se non ci saranno interventi, concludono, “si continuerà scientemente a creare dumping, scaricando sulla filiera degli appalti, quindi sui lavoratori più deboli e meno tutelati, l’onere della crisi del settore”.

Il decreto delegato della riforma del mercato del lavoro, approvato dal Cdm dello scorso venerdì, abolisce i contratti di collaborazione a progetto a partire dal 1° gennaio 2016 (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza) ma fa salve “le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamentepiù rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni”. Tra queste ci sono i call center appunto.

er Paolo Sarzana, vicepresidente di Teleperformance “si tratta di una scelta che riconosce la specificità dei settore dei call center in outbound e che rende ancora più solida la riforma del mercato del mercato del lavoro voluta da questo governo. Se non si fosse riconosciuta tale specificità molte imprese sarebbero state costrette a delocalizzare le attività”.

Il mantenimento dei co.co.pro, stando alle stime Assocontact, salvaguarda circa 80mila posti di lavoro. Nelle scorse settimane proprio l’associazione si era appellata al governo proprio per chiedere che i co.co.pro. rimanessero in vigore per il settore.

Per Assocontact l’eliminazione delle forme atipiche dei contratti di lavoro, avrebbe prodotto immediatamente pesanti conseguenze occupazionali in diversi settori industriali fra i quali quello dei contact center.

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